NEL BORGO
Eccoci qua, giunti nel borgo, dopo aver percorso un’ultimo tratto che dire ripido è un eufemismo, ci dividiamo: Lino, Uccio e Paolo vanno al bar a recuperare le chiavi di casa di Angela; io invece mi incontro col sensale e andiamo a conoscere la proprietaria della casa dove sarò ospite. La chiave è nella toppa, un classico dei piccoli paesi, un inno alla fiducia che mi fa sempre commuovere.
Il sensale bussa con le nocche, nessuno si presenta all’uscio quindi entra e chiede permesso. Si fa così.
Colei che mi ospita ci dice di entrare, si presenta gentile, poi accosta l’uscio e ci fa strada, giusto il tempo di girare un angolo e siamo arrivati.
Entriamo nel piccolo ma decoroso appartamento, con un balconcino con un affaccio panoramico, e mi illustra tutto per benino.

Dopo esserci salutati noto che la porta si apre anche dall’esterno per cui sarò costretto a chiudermi dentro. Figuratevi, impanicato come sono in questo periodo, se abbia voglia di chiudermi dentro. E se ho un malore e devo provare a uscire di casa per farmi trovare da qualcuno? E poi chiudersi dentro è un’abitudine cittadina che aborro, sarà che da piccolo ci fu il terremoto e fuggimmo via a gambe levate, non lo so ma io non mi sono mai chiuso dentro.
Indeciso sul da farsi, la prima sera mi chiudo dentro e non riesco a dormire per paura di non poter uscire di fretta, la seconda non chiudo e non dormo per paura che entri qualcuno. Poi mi abituo, e inizio pure a prendere sonno. Di giorno metto pure la chiave fuori alla porta, ho capito che è un modo per dire che gli ospiti sono benvenuti, in un posto dove di gente ce n’è decisamente poca.