Sull’imposta di soggiorno

L’estate è il periodo migliore per chi fa analisi del turismo, gli spunti sono tanti. Un articolo ha catturato la mia attenzione: a Palermo la giunta comunale ha deciso per il raddoppio delle tariffe dell’imposta di soggiorno, a partire da ottobre. Il che ha fatto infuriare i gestori delle strutture ricettive. Ho affrontato il tema nel mio libro “extra alberghiero cioè?” ma faccio alcune brevi riflessioni.

Due sono gli aspetti che mi hanno particolarmente colpito di questa vicenda:

1) Le nuove tariffe partono da ottobre il che denota da parte degli amministratori comunali scarsa conoscenza di come funziona il turismo. Hanno perfettamente ragione i gestori a far notare che non si possono cambiare le tariffe in corso d’opera perché se è vero che a ottobre l’alta stagione termina e anche vero che le tariffe comunicate valgono fino a fine anno; avrebbe avuto senso far partire le nuove tariffe dal periodo morto di febbraio marzo dell’anno successivo.

Palermo poi è la città che aveva nella scorsa consiliatura ideato un modo molto intelligente per decidere come destinare parte degli utili derivati dall’imposta di soggiorno. Si trattava di far votare su alcuni progetti locali di comunità, il più votato avrebbe avuto i soldi.

Qui un articolo di Palermo today che parlava dell’iniziativa.

L’idea era talmente valida che era stata ripresa dall’onorevole Masi nella sua proposta di legge sul turismo sostenibile (che purtroppo non è mai arrivata a discussione causa elezioni anticipate, nella scorsa legislatura).

2) La destinazione dei fondi è come sempre l’annoso problema che causa diatribe. Al momento si permette ai Comuni di spendere tali soldi come gli pare, causa mancanza del decreto presidenziale, scritto e mai firmato o approvato.

Negli anni gli aneddoti sull’uso variegato di questi fondi ha riempito le pagine degli analisti, sicuro ci sono Comuni più virtuosi ed è bene che ogni Comune abbia una certa libertà di scelta, ma servono dei paletti che fungano da steccato dentro cui operare.

E per me c è solo un principio da prendere in considerazione: i fondi devono essere usati per armonizzare l’impatto del turismo, non per far venire più turisti, meno che mai per coprire buchi di bilancio o usarli in comparti che non hanno alcun legame col fenomeno turismo.

Per altri ragionamenti rimando come sempre al mio libro sul tema.

L’articolo in cui si parla della problematica lo trovate qua

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