La Via Appia, l’UNESCO e i tratti mancanti

Pochi giorni dopo l’annuncio che la Via Appia era stata nominata sito patrimonio UNESCO, diversi media hanno riportato che 3 dei 22 tratti di cui è composta erano stati stralciati: 2 tratti nel Lazio e uno che è stato identificato come il tratto 15 che passa fra l’altro per Altamura e Matera.

Poi però sul sito web del fatto quotidiano un articolo a firma Manlio Lilli del 6 agosto identificava il tratto pugliese con quello che passa per Monopoli e Ostuni, che sarebbe dunque il tratto 22.

Parentesi doverosa: i tratti dal 19 al 22 fanno parte della variante nominata via Appia traiana (da Benevento a Brindisi ma passando per Foggia e poi scendendo per la costa adriatica) di cui sono stati presentati questi 4 tratti, totalmente staccati l’uno dall’altro.

Sta di fatto che qualcosa non torna, visto che tutti i media hanno parlato di 3 tratti stralciati o qualcuno sbaglia a individuarli o sono più di 3 quelli stralciati.

Sul sito dell’UNESCO c’è il documento (datato dicembre 2023) in cui la commissione che ha con molta attenzione studiato il dossier ha contestato diversi tratti o singole situazioni: nei tratti 3, 4 e 22 ci sono inseriti dei luoghi che non sembrano avere molto a che fare con la via Appia (a questo punto fa riferimento l’articolo di Lilli); inoltre non convincevano la commissione, per motivi diversi: il 15 (quello che passa per Altamura e Matera fra gli altri), il 16 (Taranto), e il 20 (che passa per Foggia e Troia). E ancora dubbi sull’inserimento del tratto 10 e del tratto 19 per eccessivo deterioramento. E altri dubbi per i tratti 8, 11 e 13.

Insomma, la Commissione aveva contestato 8 tratti e per altri 3 ha contestato l’inserimento di alcuni siti all’interno del tratto. Ma poi cosa è successo? Non lo so e non perderò tempo a cercare la soluzione, nella conferenza stampa del Ministero della Cultura il commissario UNESCO del governo ha elencato i Comuni esclusi e spero che sappiano di cosa parlano (se no sarebbe grave!).

Foto di Alessandro Scillitani

Pare dunque che i tratti esclusi al momento sono quelli che sapevamo, non quelli citati dall’articolo del fatto quotidiano: il tratto 3 e il tratto 4 nel Lazio; e il tratto 15 che passa da Altamura, Matera, Santeramo, Laterza, Castellaneta. O c’è altro che non viene narrato.

Ma il problema per me è un altro ed è molto più importante: sfogliando il corposo dossier ho notato che ci sono tratti del percorso che mancano, pezzi saltati rispetto all’intero percorso (rinvenibile sul sito http://appia.beniculturali.it/appia/). Per dire: dopo Mirabella Eclano (BN, fine tratto 13) manca tutto il tratto irpino e si riprende a Melfi (PZ): mancano più di 80 chilometri. Dopo Genzano di Lucania (fine tratto 14, in Basilicata) manca il tratto di raccordo fino ad Altamura, dove inizia il tratto 15. Parliamo di oltre 50 chilometri. Forse non a caso il sito del Ministero sull’Appia (https://www.camminodellappia.it) presenta solo le prime 13 tappe, da Roma a Mirabella (ma magari è un caso).

Di sicuro i 22 tratti presentati nel dossier sono spesso pezzi staccati fra loro che dunque così come sono non saranno fruibili, se non si reintegrano o si studiano percorsi di raccordo fra loro nei tratti mancanti. Tutelati ma isolati.

La colpa di tali buchi che io sappia è di quei Comuni che non hanno lavorato nei tempi richiesti per poter essere inseriti, ma certo è un problema molto importante su cui bisognerà porre rimedio molto più dei tratti che non sono al momento considerati inseriti nell’alveo del sito UNESCO. Loro comunque fanno parte della via Appia, i tratti mancanti mancano e basta.

E a cosa serve un percorso fatto a pezzetti? Chi lo percorre? Il rischio è trovarsi un sito tutelato in quanto patrimonio UNESCO ma non valorizzabile, almeno non dopo Mirabella Eclano.

Confido che chi ha lavorato in modo egregio al corposo dossier (che trovate qua: https://whc.unesco.org/en/list/1708/documents/) abbia la possibilità di lavorare a un percorso che permetta il reintegro di quei Comuni poco virtuosi e dei tratti davvero mancanti, al fine di avere una via percorribile. Pazienza poi che questi nuovi tratti non saranno ufficialmente patrimonio UNESCO, ma almeno non lasciamo buchi.

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