Sulle gite a Roccaraso e non solo

La vicenda di Roccaraso, dove migliaia di escursionisti hanno scelto di recarsi nello stesso luogo contemporaneamente, non è certo una novità: basti pensare all’assalto alle coste nelle domeniche estive o ai pic nic di massa in alcune località. Oggi tutti a dare addosso agli escursionisti ma la storia è un po’ diversa, non demonizziamo questo fenomeno. Parola di uno che fa parte di quei napoletani che l’alta val di Sangro l’ha frequentata fin da piccolo e mio padre ancora prima (le foto sono sue, datata 1968).

In passato

In tutte le località dove l’escursionismo è una realtà conclamata in alcune giornate festive con conseguente sovraffollamento temporaneo (overcrowding, a livello internazionale) si è puntato nel tempo a offrire maggiori servizi (più parcheggi, più tavoli per pic nic, più tutto) per non perdere escursionisti e far sviluppare l’economia locale (servizi e ristorazione, ma anche produzione eno gastronomica da vendere al passante di turno. Io la cosa che più ricordo di quelle trasferte era l’agognata sosta ristorativa durante il viaggio, in uno deti tanti esercenti che lungo la via aveva aperto o si era ingrandito).

L’escursionismo in bus seguiva e segue dinamiche legate alle mode e alle stagioni, come qualsiasi fenomeno sociale: dalla gita dai paesini dell’entroterra meridionale a Napoli in occasione dello shopping natalizio, passando per qualche gita culturale mordi e fuggi in primavera ma soprattutto la classica gita in montagna della domenica, sia in estate che inverno. E da Napoli ci si dirigeva verso il Laceno o nell’alta val di Sangro. A sciare, veder lupi, divertirsi.

Le foto che mi ha girato mio padre sono come si può notare datate. Gli escursonisti hanno fatto da precursori allo sviluppo di molte località spece in montagna. Fare oggi una critica snobisitica di quel fenomeno mi pare fuori luogo. Al contempo ci sta che una località si possa voler ripensare, cambiando target.

Però una domanda resta: dove va chi non può permettersi la seconda casa o fare un weekend fuori?

Cosa si pensa di fare a Roccaraso oggi

Il caos è stato legato all’organizzazione di un numero di bus turistici spropositato rispetto al solito, se ne sono contati oltre 200. Ma non è una novità. Il fenomeno è frutto della democratizzazione del turismo, con tutti i pro e i contro tipici dei fenomeni che diventano di massa. Specie se visti e venduti come un fattore determinante dello sviluppo economico e dimenticandsi degli impatti negativi. E se alcuni nel tempo hanno arricchito le ditte edili delle zone che tanto gli piacevano, altri (un tempo si sarebbe detto il sottoproletariato) ha continuato a viaggiare in modo economico, massivo e poco snobistico.

E dunque a Roccaraso si è deciso di limitarne il numero a 100. Alias si è messo a punto un sistema di prenotazione di accesso dei bus a Roccaraso, impegnando più di 100 uomini fra forze dell’ordine e protezione civile, un costo per far funzionare questa macchina organizzativa non indifferente che ricade sulla collettività.

Il contingentamento dei veicoli può anche essere una buona idea, ma non risolve del tutto il problema per 2 motivi: i bus potrebbero scaricare gli escursionisti all‘ingresso e poi andar via a parcheggiare altrove. Ciò capita già in tante località. Oltre agli arrivi legati all’escursionismo individuale che si sposta in auto.

Cosa altro si cerca di fare altrove

Anche Amalfi non vuole più bus di escursionisti. Matera ha sperimentato un modo per non far entrare i bus turistici in città la domenica durante eventi massivi, facendoli fermare all’ingresso della città per poi proseguire con i treni. Venezia invece sta provando a contingentare anche i flussi veri e propri, metodo complesso tecnicamente possibile solo in alcune località dove gli accessi sono limitati e facilmente controllabili (vedi piccole isole), analogamente a quanto accadeva secoli addietro con i varchi delle città dotate di mura di cinta. Le ipotesi di contingentamento in centri abitati potrebbe risolvere l’eccesso di turisti ed escursionisti, ma non rende la vita facile a chi ci vive su altri versanti, tipo invitare amici in modo spontaneo, visto che anche loro dovranno prenotare per tempo per accedere alle zone con contingentamento.

Altre località puntano sulle multe per chi ostacola i flusi, da Portofino (per chi si ferma a fare selfie in alcune zone) a Eraclea (vietato fare i castelli di sabbia); o a divieti specifici come a Praga, dove hanno annunciato il divieto dei tour notturni dei pub, organizzati da agenzie specializzate.

Altre ipotesi

il CEO di teamwork fra le varie proposte provocatorie vorrebbe poter denunciare alla Corte dei Conti tutte le amministrazioni pubbliche che spendono soldi per promuovere la propria destinazione per poi lamentarsi che hanno troppi turisti.

Le chiusure temporanee di siti è un estrema ratio, rara e giusto per eventi davvero problematici non certo un temporaneo intasamento.

Costringere le agenzie di viaggio e i tour operator a una pianificazione contingentata una bella utopia cui si dovrebbe tendere, ma oggi è una via non percorribile e non lo sarà finché il turismo viene vissuto e spacciato come l’attività più libero che ci sia, per questo motivo desiderabile.

In alcune località si potrebbe smettere di foraggiare le compagnie low cost, ma solo se gli operatori locali sono d’accordo.

Nel 2023 ad Amsterdam hanno lanciato una campagna dissuasiva contro i turisti in cerca di ebbrezza (Stay away). Vai a capire se ha funzionato, e comunque è stata archiviata.

In conclusione

Fermo restando il diritto di una località di poter scegliere il turismo che vuole, spezzo una lancia a favore del concetto di escursionismo per evitare di cadere in un approccio snobistico ed elitarista che sta iniziando a pervadere tanti operatori e amministrazioni, ma anche cittadini che dimenticano di essere anche loro turisti. Credo che qualsiasi incallito escursionista sia un turista mancato. Mancanza di soldi, mancanza di tempo. E allora il problema non è fare le crociate contro gli escursionisti rei di essere degli straccioni, ma ragionare su due fronti:

  • In ottica di pianificazione, dando ai territori strumenti legislativi per mettere in campo le giuste politiche per sviluppare un turismo regolamentato e limitato nei numeri, ognuno per quel che desidera
  • in ottica di principio, forse dovremmo spendere più soldi pubblici per incentivare maggiori permanenze e far sparire un po’ alla volta il fenomeno dell’escursionismo. Meglio spesi così che per 100 agenti che devono presiedere un territorio per stanare gli esursionisti in eccesso.

Anche perché dall’escursionismo in una località si è poi sviluppato il turismo. Poi se non si vuole nè gli uni nè gli altri no problem, ogni destinazione deve essere libera di scegliere il proprio sviluppo. Ma evitiamo processi e dietrologie.

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