Un posto al mare

Mentre finisco un’importante quanto impegnativa analisi sul turismo a Castellaneta, il dibattito locale si concentra sull’ennesima puntata di “Un posto al mare”, la telenovela che nessuno ha mai ancora sceneggiato ma che da anni tiene in scacco gli italiani. La storia di un gruppo di operatori del balenare che si batte strenuamente contro chiunque osi mettere in dubbio il loro posto al mare. Avete perso qualche puntata?

Ispirati dalla commedia di Checco Zalone “Quo vado” che narrava degli stratagemmi per mantenere il posto fisso del personaggio interpretato dal noto attore, anche qui i protagonisti di questa telenovela infinita escogitano tutti gli stratagemmi possibili per non farsi togliere il loro sacrosanto privilegio: il posto al mare.

Ma poiché bisogna sempre tener viva la storia, nelle ultime puntate ci sono delle imperdibili novità.

Nelle prime stagioni la storia verteva sulla battaglia contro il cattivo di turno, impersonificato da mr Bolk, triste figuro presentato come un pazzo che cerca di far valere un principio uguale per tutti gli imprenditori europei, senza tener conto dei privilegi acquisiti sul campo in anni di concessioni senza limiti, praticamente eterne.

Dopo aver perso tutte le battaglie possibili i nostri protagonisti non hanno demorso e hanno trovato tanti altri stratagemmi per far rimandare ad libitum i bandi per le nuove concessioni. Che poi magari vincono loro ma vuoi mettere quanto è più comodo non doversi scontrare col mercato quando qualche politico compiacente che rimanda il tutto lo trovi sempre?

Così la storia è andata avanti per anni arricchendosi di nuove sotto trame finché nell’ultima puntata della precedente stagione un nuovo cattivo vestito di nero si è palesato sulla scena e col potere divino che gli è proprio ha ordinato che le gare vanno fatte.

Ed eccoci ai giorni nostri la nuova stagione ha mantenuto alte le aspettative. I Comuni procedono in ordine sparso chi rimanda, chi nicchia, chi osa. Ed ecco che esce qualche gara, apriti cielo!

A questo punto gli (attoniti e silenti) spettatori devono sorbirsi le rivolte dei nostri protagonisti che hanno fiutato che il vento sta cambiando e bisogna impedirlo ad ogni costo, perché il libero mercato piace solo se sei libero di alzare i prezzi, tutto il resto no.

E allora guai se nei bandi ci sia un qualsiasi aspetto che faccia capire ai loro clienti (alias noi turisti balneari) un concetto a loro inviso: che la spiaggia è demaniale, alias pubblica.

Accessi liberi alle spiagge senza passare dal varco di accesso dei lidi? Giammai! E chi se ne frega che è così in tutta Europa e che i turisti balneari in Italia sono in calo. Significherebbe far capire a tutti che l’invenzione dei lidi è un modo per far passare l’idea che quel tratto di spiaggia è (di fatto) privato, non pubblico. Vuoi mettere il rischio che corrono?

Spiagge pubbliche attrezzate (come in tutta Europa da sempre)? Eresia!

Vedremo come andrà a finire. Si sa, lo scopo delle telenovele è non arrivare mai alla fine per cui si può solo sperare in qualche lieto fine transitorio, poi qualche nuovo intreccio arricchirà la trama.

In questo caso non certo per la gioia di noi cittadini che per guardare questa telenovela da anni sborsiamo soldi per coprire per pagare le multe che l’Europa ci sta infliggendo.

p.s. che poi se uno è contro il libero mercato chiedesse di avere spiagge pubbliche gestite dal pubblico, così chi lavora viene pagato in modo eguale ovunque, i prezzi sono decisi dal comune in base ai servizi offerti e i profitti vanno alle casse comunali.

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