Rivalutare il turismo di prossimità

Siamo nel piano della stagione estiva 2025 e gli operatori sperano che vada bene. In alcune zone già ci si lamenta dei pochi turisti, ma come ha giustamente ricordato l’assessore regionale del turismo pugliese, le analisi vanno fatte a fine stagione, dati alla mano. Nel frattempo l’unico dato a mio avviso importante riguarda il 2024, che ha certificato in tutta Italia un calo del turismo italiano, in special modo nelle località balenari (compensato in parte da maggiori arrivi stranieri).

Per molti la soluzione è di far venire più turisti stranieri. Forse però bisognerebbe ragionare su come recuperare il turismo domestico. Anche per motivi di sostenibilità.

Il turismo di prossimità

Per l’Unione Europea maggiore è la distanza da cui provengono i turisti, peggiore è l’indice di sostenibilità. Facile capire che più strada si percorre (specie se si usa l’aereo) più si inquina, o meglio aumentano le emissioni di co2.

L’indicatore però è molto generoso perché fissa a 2000 chilometri la distanza massima considerata virtuosa, che righello alla mano significa che in Puglia se vengono turisti europei va sempre bene tranne dal Portogallo, dai paesi Baltici e dal nord europa. mentre se vengono da paesi extra europei pur vicini, sono considerati comunque “lontani”. Non sempre gli indicatori riescono a rendere quanto si vorrebbe, dipende sempre da che tipo di dati sono faclmente recuperabili.

Ma il principio è interessante e va controcorrente rispetto alla vulgata che sento ovunque di cercare nuovi mercati lontani.

Turismo domestico e sostenibilità
A prescindere dall’indicatore e facendo salvo il principio, appare chiaro il turismo domestico (italiani che viaggiano in Italia) è più sostenibile, meglio ancora se di prossimità, cioè se i turisti provengono da Regioni vicine. Ma di solito, specie al sud, ciò va contro il costante aumento delle tariffe (in Italia il triplo di aumenti rispetto alla media europea nel confronto 2024-2023).

La flessione dei turisti italiani per il sud non è un buon segnale, vista l’atavica scarsa presenza di turisti stranieri. Per quanto Puglia e in parte minore Basilicata abbiano cercato di far crescere questi flussi e siano riusciti nell’intento di migliorare, l’orografia italiana premia le Regioni del Nord che hanno i confini terrestri vicini, mentre noi siamo separati dal mare e in più le nazioni delle altre sponde hanno una capacità di spesa inferiore alla nostra. Alias siamo più noi che andiamo da loro.

Invertire la narrazione

Bsognerebbe fare un’operazine simile a quanto fatto sul tema dei cibi tipici. Un tempo in molte località si evitava di cucinare ai turisti piatti tipici, perché risalenti a tradizioni povere. Poi a furia di richiederli, le cose sono cambiate ed oggi le stesse ricette sono considerate immancabili in ogni menu, nonché motivo di vanto e di identità. Cambia la narrazione, cambiano le attenzioni e i comportamenti.

Bisogna fare lo stesso col turismo di prossimità. Non rappresenta l’aspetto povero del turismo ma quello più virtuoso. Ovvio non mi riferisco alle località affollate da gitanti della domenica, che creano altri problemi; ma a chi sceglie una località senza percorrere troppi chilometri. Bisognerebbe iniziare a valorizzare in positivo questo aspetto con un’appropriata narrazione. E perché no, pensare a delle premialità.

Noi ci stiamo pensando… intanto ecco il sito europeo con gli indicatori per la sostenibilità nel turismo. Invero va anche detto che l’Unione Europea nel decidere l’indicatore è stata abbastanza larga di manica, poiché ha stabilito in 2000 chilometri di distanza la differenza fra turismo che viene da (troppo) lontano e turismo che va bene.

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