L’APT Basilicata ha rilasciato i dati del primo semestre turistico. Un fatto positivo, in una Regione dove il mestiere di analizzare i dati non è affatto facile per mancanza di interesse da parte degli enti. Quella che segue è una prima analisi fatta nell’ambito del progetto BuonTurismo, la prima su suolo lucano.

La distribuzione dei flussi turistici fra le varie aree del territorio, nel raffronto fra i primi 6 mesi 2025-2019 è sostanzialmente invariato in termini percentuali, con minimi spostamenti di decimali a detrimento di Matera e Lagonegrese-Pollino (e in minima parte del metapontino) a favore di aree minori. Il grafico del 2019 risulta talmente simile che non vale la pena inserirlo.
Segno che in Basilicata la distribuzione dei flussi turistici è stazionaria, almeno nel primo semestre, dopo gli ultimi anni di assestamento post covid che avevano fatto registrare variazioni maggiori. C’è da capire se tale stazionarietà è il segnale di una crescita sull’intero territorio regionale o quali altri direzioni di analisi seguire.
In termini assoluti, al termine del 2024 la Basilicata non aveva ancora completato il recupero delle quote del 2019. Non che il 2019 sia da prendere come punto di riferimento assoluto, considerando il grande faro promozionale accesosi per Matera capitale europea della cultura. Ma viene usato ovunque come termine di paragone rispetto al periodo post covid che ha presentato dati ballerini.
Le proiezioni dei primi 6 mesi del 2025 rispetto al passato mostrano una situazione variegata, la linea gialla segna il gap fra il 2024 e il 2019, il resto sono le tendenze (confronti sui primi 6 mesi). I segnali ci dicono che Matera e l’area del Vulture hanno iniziato molto bene il 2025, seguiti in modo minore da altre aree. Male solo la Val d’Agri. Matera poi, a differenza del Vulture, non sembra poter recuperare le quote del 2019 ma come detto in quel caso si è trattato di un boom difficilmente confrontabile. Nel resto della Regione il confronto ha senso farlo e si nota in modo marcato il non recupero di flussi nel metapontino e nell’area Lagonegrese-Pollino.

Preoccupante il continuo abbassamento della permanenza media a livello regionale, passato da 2,29 dei primi 6 mesi del 2019 al 2,20 dello stesso periodo 2025, con Matera che si assesta a un triste 1.50. Nelle altre aree la situazione è variegata, come si può desumere dal grafico. L’abbassamento della permanenza media comporta un maggior dispendio di energie e di risorse, il che significa costi maggiori a parità di presenze, dunque minori ricavi.

Il 2024 si era inoltre chiuso con un dato critico in riferimento alle Regioni di provenienza: un calo generalizzato da parte di turisti di ogni parte d’Italia nel confronto col 2019, con punte di decremento oltre il 30% per diverse Regioni del nord. Fanno eccezione pugliesi e campani, le cui quote sono stazionarie, mentre i lucani che viaggiano nella propria Regione sono in lieve aumento. Un dato che da un lato è segno dei tempi, con una propensione a spostarsi più limitata del passato da parte dei turisti italiani che scelgono mete più prossime. Dall’altro è un campanello d’allarme che si somma ai precedenti.
Sarebbe interessante vedere come sta andando quest’anno, così come l’andamento degli stranieri per capire se è confermato il trend in crescita specie dei francesi o di nazioni probabilmente legati al roots tourism (vedi Canada e Australia su tutte) ma ci tocca attendere a fine anno.
I 9 Comuni che hanno applicato l’imposta di soggiorno hanno intascato nel 2024 complessivamente quasi 3.200.000 € (fonte centro studi enti locali), di cui oltre la metà a Matera, seguita da Nova Siri e Maratea. In teoria, stante alle leggi attuali, altri 70 Comuni lucani potrebbero applicarla (l’89% del totale dei Comuni aventi diritto). P.S. Nonostante siti come l’ANSA dicano che sia Melfi il nono Comune, in realtà è Castelmezzano.
Sarebbe utile dare anche un’occhiata al tasso di occupazione, cioè al rapporto fra presenze e posti letto, per avere un quadro chiaro correlato alle presenze. Non è detto infatti che l’aumento dei flussi faccia guadagnare tutti gli operatori, perché dipende da quante strutture nel frattempo hanno aperto.
Ma ci vuole tempo, dedizione, e possibilmente qualcuno che finanzi le ricerche, per cui direi che per questa volta va bene così. Insomma i dati se ben letti ci dicono tanto. Il punto è che sul monitoraggio bisogna investire, sia a livello regionale, sia a livello locale. Con BuonTurismo proviamo a fare questo.

