
Da quando tutti mettono bocca sul turismo noto un bel po di confusione sull’ uso del termine overtourism. Oramai ogni foto dove c’è una strada intasata da pedoni si grida all’overoturism. Ma stiamo parlando di cose diverse.
Provo a fare un po’ di chiarezza.
La presenza di molte persone in una strada o in una zona è di solito un fatto sporadico, capita durante una sagra, nella festa del paese, quando c’è una gara podistica molto partecipata; o in determinati periodi per via dello shopping natalizio, come da sempre a Napoli nelle vie dei pastori o nei tanti mercatini di natale in giro per l’Italia e non solo.
In questi casi il termine corretto da usare è overcrowding, cioè sovraffollamento. Può dare fastidio, ovvio, ma non fa danni particolari.

Caratteristica tipica di questo fenomeno è la transitorietà (qualche giorno all’anno, per lo più) e il fatto che non crea problemi strutturali ma solo transitori.
Invece l’overtourism , il troppo turismo, riguarda un fenomeno diverso, dove gli impatti possono essere strutturali e c’è bisogno di scelte di contenimento. Quando una località o un centro storico sono presi d’assalto per molti mesi all’anno da turisti ed escursionisti che si sommani ai cittadini, allora sì che possiamo ragionare sul tema. Anche se non è facile determinare quando è troppo il turismo.
Un tipo di impatto ben visibile o quanto meno facilmente rilevabile dell’overtourism è quello ambientale: l’eccesso di turismo può portare inquinamento o deturpazione di siti naturalistici. O la costruzione di palazzi e hotel per far dormire i forestieri.
Uh documentario della RAI girato a Capri a fine anni 60 ben evidenziava il problema.
Più difficile capire gli impatti legati a fattori socio culturali, ma di questo parlerò in un altro articolo.
Troppi turisti lo capiamo dai numeri annui delle presenze correlate a una serie di dati. Cui aggiungere tramite i big data il peso degli escursionisti, alias tutti coloro che indipendentemente se vengono dal paese a fianco o da una Regione vicina, visitano per poche ore una località, sommandosi a cittadini e turisti.
Poi ci sarebbe da parlare su quanto si sia rilevato difficile capire quando il turismo è troppo, visto che ci si è resi conto nel giro di alcuni decenni di studi che il concetto della carrying capacity è tanto bello quanto illusorio, nel senso che ogni destinazione è diversa da quella a fianco e non basta fare un calcolo e quando il risultato è maggiore di un valore soglia scatta l’alert. Sarebbe bello ma è un po’ più complesso. Ma di questo parlerò in altro articolo.
Quanto detto non è un voler minimizzare gli impatti del turismo e la necessità di trovare soluzioni. Però fare chiarezza mi pare un punto di partenza necessario.


Posted by Massimiliano Bozza on 8 dicembre 2025 at 13:51
Sergio carissimo, ti ho pensato molto recentemente e ci dobbiamo sentire. Ho fatto un bel viaggio vagabond in Spagna e Euskadi. E ti ho pensato molto. Sentiamoci, ci aggiorniamo un po’. Abbraccio forte