Sul dibattito sul (troppo?)turismo

Mentre è stato pubblicato il volume “Oltre il turismo?” in cui è presente uno studio scritto da me e Angela Masi, di cui sono molto orgoglioso, su diversi giornali il dibattito sull’overtourism prosegue, con posizioni dicotomiche fra diversi accademici ma anche operatori del settore di primo piano. Oggi prendo spunto dal dibattito apparso su Repubbilca fra gli accademici napoletani Russo e Rossi: il primo ritiene che bisogna intraprendere la strada dell’uso dei maggiori introiti per finanziare opere di utilità pubblica, il secondo è scettico e ritiene il turismo causa di problemi ambientali rilevanti.

Monitorare le problematiche legate al turismo è fondamentale, per poter proporre soluzioni capaci di far coesistere cittadinanza con flussi turistici.

Accusare il turismo di essere causa di una diminuizione della vita media dei cittadini causa aumento di biossido d’azoto è un’accusa grave, che non può essere scritto alla leggera. L’ISPRA monitora la situazione degli impatti del turismo utilizzando gli strumenti europei (ad. es la CO2 prodotta nelle varie regioni dall’uso di auto per viaggiare, l’inquinamento dovuto agli aerei…) ma non ha mai segnalato problemi di questo tipo. SNPA che cura il rapporto sulla qualità dell’aria dice che è in continuo miglioramento, sebbene in diverse città si verificano ogni tanto criticità.

E’ vero, Napoli è la peggiore assieme a Como, Milano e Torino (dati ARPA ripresi da legambiente per il suo rapporto sull’ecosistema urbano. Ma che centra il turismo? Come si fa ad affermare che è colpa del turismo? Ben vengano ricerche sempre più precise sugli impatti ambientali ma lanciare allarmi senza prove fondate è pericoloso e anche un po’ assurdo.

Ma veniamo all’idea di usare gli introiti del turismo per migliorare i luoghi, che è molto stimolante.

Partiamo come sempre dai dati: gli introiti generati dal turismo che si riversano nelle casse comunali sono legati a due possibili imposte dirette (TARI aumentata per chi opera nel turismo e imposta di soggiorno) e dalla fiscalità generata dagli introiti dei singoli operatori.

La prima copre le spese agguntive per lo smaltimento dei rifiuti cui contribuiscono anche i turisti e gli escursionisti, calcolato su scala regionale dall’ISPRA e su scala locale dal mio team, in modo meno preciso perché posso farlo solo sul volume dei turisti ufficialmente presenti e non sulle stime degli escursionisti che a livello comunale non è un dato disponibile.

La Campania ha una quota di 9,43 kg di rifiuti per abitante equivalente (dato dalla somma dei residenti + turisti ed escursionisti), la Puglia 9,76, la media italiana è 15,72 causa valori importanti in Valle d’Aosta e Trentino.

Generalmente la TARI aumentata copre a stento il maggior sforzo comunale sul tema dello smaltimento ma va capito meglio se ci sono margini o meno di manovra Comune per Comune, non mi pare di aver mai letto studi sull’argomento.

L’imposta di soggiorno, per quanto in alcuni Comuni rappresenta una cifra importante (3 mln Alghero, 3,6 Bari, 15,4 Bologna, 19 Napoli, 38 Venezia, oltre 76 Firenze e Milano, 287 a Roma) di solito in percentuale sul resto delle altre entrare tributarie comunali non riveste percentuali significative. Abbiamo fatto un calcolo sulla principale destinazione turistica del tarantino e risultava il 2,79% sul totale delle entrate correnti di natura tributaria. Non una cifra trascendentale.

Ovviamente ci sono esempi virtuosi di utilizzo di tali introiti, celebre il caso di Palermo pre covid tramite un accordo con AirBnB, di cui ho parlato in passato. Interessanti anche gli esempi portati da Russo legati a città straniere. Personalmente appoggio la sua posizione sul creare valore aggiunto collettivo dagli introiti legati al turismo (ben più che spendere i soldi dell’imposta di soggiorno solo per fini turistici) ma serve un cambio epocale di prospettiva, che porta da un lato all’obbligo di introdure l’imposta di soggiorno dandole un chiaro indirizzo: almeno la metà della spesa deve essere per fini compensativi e/o per migliorare servizi che usano sia residenti che turisti (parcheggi, pronto soccorso, fogne…).

Dall’altro deve cambiare la cultura imprenditoriale del turista, con richiamo al pensiero olivettiano: se non diventa chiaro a tutti che se vuoi occuparti di turismo devi farti anche carico della situazione che ti circonda (esternalità negative) e non puoi solo pensare ai tuoi affari, l’unica via sarà quella di aumentare sempre più le tassazioni e eventualmente porre dei limiti, come da altri invocato. Il che sicuro produrrà altri problemi, di cui parlerò prossimamente, e magari qualche beneficio, tutto da verificare. Purtroppo la mancanza di chiare metodologie di calcolo di quando il turismo è troppo è un problema, ognuno si fa il suo set di indicatori e c’è gran confusione. Ci tornerò su.

Lascia un commento