Ancora sulle locazioni brevi

Sul disegno di Legge sulle locazioni brevi, a prescindere da cosa rimarrà del testo che il Ministero ha presentato alle Camere, è possibile fare un primo ragionamento, in merito agli obiettivi che si prefigge e ai temi trattati.

D’altronde è un tema che come sapete seguo da tempo.

In primis si si cerca di riunire sotto un’unica legge vari dispositivi che nel tempo si sono succeduti sulle locazioni brevi, il che è una buona idea perché in Italia i provvedimenti si succedono e poi diventa difficile avere uno sguardo d’insieme. Ma c’è anche il tentativo di inserire delle aggiunte che fanno pensare. Andiamo per ordine.

L’obiettivo di preoccuparsi del rischio spopolamento dei centri storici non è legato solo alle locazioni brevi ma a tanti altri fattori di cui non si parla perché è più comodo identificare le locazioni brevi come il male assoluto, il che è sbagliato.

La definizione che viene fornita nell’articolo 2 sulle locazioni brevi non mi sembra cambi nulla rispetto al corretto riferimento all’articolo 53 del codice del turismo, che per le locazioni brevi rimanda al codice civile. Con tutte le conseguenze che ne derivano. Per cui o si cambia alla radice il riferimento al codice civile o lo si cambia; se no resta valido il principio che chiunque voglia locare casa o camere per max 30 giorni a un cliente può farlo, senza neanche dover aprire una struttura ricettiva.

Sul discorso fiscale non ci sono novità, ed è un peccato, perché le tasse per chi loca ai cittadini sono uguali o superiori, a seconda del tipo di contratto, rispetto a chi fa locazioni brevi ai turisti. E il limite a 4 case per ottenere tali benefici è sporpositato.

Sul codice univoco, mi pare da sempre più un operazione di facciata, per altro con la solita confusione fra norme statali e norme regionali, che altro. A volte in Italia pare che si usi la burocrazia per scoraggiare piuttosto che per fini pratici. Innanzitutot era già uscito un decreto attuativo nella passata legslatura che aveva cercato di amronizzare il rischio di sovrapposizione fra codici regionali già esistenti e il codice nazionale. E invece ora pare si voglia sostituire quelli regionali, non se ne capisce il motivo. Poi onestamente invece di dare altri codici si potrebbe usare la banca dati delle questure cui bisogna rivolgersi per iniziare. E infine rispetto all’uso da farne sulle piattaforme, premesso che non so se si possano obbligare le piattaforme o si debba stringere un accordo (di cui non c’è traccia), sta di fatto che il dispositivo del codice è già in vigore da tempo me ogni tanto controllo random sulla piattaforma più nota e non ne trovo traccia. Tanto rumore per nulla?

Sui due pernotti ne ho già parlato in questo articolo, cui rimando. Aggiungo solo che condivido che certi provvedimenti (non questo, parlo in generale) siano validi solo in alcune località piuttosto che altre.

Sulla richiesta all’ISTAT di stabilire un nuovo codice ATECO per le locazioni brevi gestite in modo imprenditoriale, non ne capisco il motivo, cosa cambia rispetto ai B&B imprenditoriali o agli affittacamere?

Come sempre chiudo ricordando che ho scritto un libro sull’argomento delle strutture extralberghiere. Se vi interessa il tema leggetelo e fatemi sapere.

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