Salir su un albero dovrebbe essere un affare facile, molti di voi lo avrete fatto, almeno da bambini. Qualcuno più fortunato costruiva addirittura case sugli alberi dove rifugiarsi.
Farlo durante una raccolta di olive è un gesto di libertà intenso, il corpo che sale ramo dopo ramo, le mani che danno la forza giusta, i piedi che si ancorano sul tronco, le ginocchia spesso ad aiutare.
Piano, senza fretta, con la fiducia che l’albero dove stai salendo è felice di accoglierti e l’attenzione dovuta a ché i rami non cedano.
Da sopra, c’è sempre qualche panorama che non ti aspetti, che da giù neanche puoi immaginare. Difficile fare foto quando sei su un albero. L’anno scorso vedevamo il mare a nord di Bari da un olivo sito nel Parco dell’Alta Murgia, e non potevamo crederci, ma era proprio là, placido e di un blu intenso. Quest’anno da sopra un albero ho scorto la gravina che da Matera si inoltra verso Montescaglioso. Ogni giorno, salendo su qualche albero, noto altri aspetti paesaggistici interessanti, un albero solitario in una valle votata al seminativo, una casetta diroccata che implora riscatto.
Torno ora dall’ennesima giornata di raccolta, a radio3 si parlava del libro Adesso Basta, noi qua sposiamo appieno quell’idea di lasciar un certo stile di vita e fare qualcosa di diverso, nel nostro caso tornare alla terra.
Ma come si fa a salire sugli alberi durante una raccolta di tipo professionale? Un po’ per finire la parte centrale, un po’ perché per noi i momenti di libertà sono sempre importanti e non vanno mai dimenticati. E così a turno, chi vuole, sale sull’olivo ed effettua le sue contorsioni, salutari per l’animo.
19 Nov
Posted by Claudio on 21 novembre 2009 at 19:52
Le case sugli alberi! Il mio pallino! Ci ho fatto una puntata alla radio che ha provocato moltissime lettere degli ascoltatori!
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