di
Sergio Fadini
Piazzale desolato della stazione.
Il caldo afoso la fa da padrone.
Aspetto il bus che prima o poi passerà.
Il mare a pochi chilometri.
Gli africani hanno già fatto il pieno d’acqua alla fontanina e sono spariti nelle campagne.
Si avvicina con molta grazia una creatura diafana, anche lei assetata.
Cammina con circospezione perché a terra si è formata una pozza d’acqua.
Mentre si disseta, da non so dove sbuca un maschio corpulento che non pare avere buone intenzioni.
Osservo la scena da lontano, allarmato.
Lei si accorge della presenza alle sue spalle, getta un’occhiata veloce poi lesta si sposta, il tipo la segue ma è davvero goffo nei movimenti, lei lo capisce, o forse lo conosce.
Non si agita e quasi lo canzona perché inizia a camminare facendo dei cerchi attorno alla fontana, mentre l’altro si affanna invano a inseguirla.
LA sua stazza non gli permette di andare veloce, lei lo distanzia e torna a bere, mossa sbagliata, il tipo si fa di nuovo sotto e stavolta la aggredisce.
Sono pronto a intervenire ma lei si divincola da sola, gli urla non so cosa e stavolta si allontana a distanza di sicurezza.
La belva la guarda sconsolato, poi si dirige verso una casa, entra, sento dei piccoli che iniziano a piagnucolare, mentre si levano delle urla sovraumane.
Provo a sbirciare, la casa è piccola ma dignitosa, lui sta litigando forse con la moglie, volano parole grosse e spinte e urla; lei sembra disperata, i piccoli piangono a dirotto, è una scena straziante, non so se intromettermi o meno, mi han sempre detto che fra moglie e marito non mettere il dito, decido di vedere se la situazione precipita o se è un alterco abituale, il gradasso ha un aspetto per nulla rassicurante ma se è necessario non mi tirerò indietro.
Ma lui dopo un po’ se ne esce furente, lo sguardo incollerito, il collo gonfio, la camminata caracollante.
Lo seguo con circospezione, si dirige dall’altra parte del piazzale, verso una altra creatura di sesso femminile, ferma a guardare altrove direzione strada. Come le arriva vicino subito ne nasce un alterco.
E allora decido di agire, la nuova arrivata, ferma sotto la pensilina, sembra in difficoltà.
Mi muovo a passo svelto verso di loro prima che succeda qualcosa di davvero spiacevole.
So cosa devo fare, l’ho visto fare tante volte.
Serve solo un pizzico di decisione.
Ecco che ci sono quasi, ho il fiatone, forse per la tensione.
Veloce controllo ai palmi delle mani, è ora.
Un battito molto forte, deciso.
E il piccione vola via.
Metaponto, estate 2012