L’idea di dover chiudere per alcuni mesi un bed and breakfast mi è sempre parsa un’idea ottimale. A coloro che sanno guardare alle strutture ricettive solo come a una macchina sputa soldi la cosa farà inorridire, tutti i vincoli pensati da qualche legislatore che limitano la possibilità di guadagnare soldi viene sempre vista come abuso, interferenza, errore.
Io sinceramente non la penso così.
A differenza della chiusura per ferie, che equivale a dire che uno ha lavorato per un bel po’ e ora ha bisogno del meritato riposo, il dover chiudere un bed and breakfast per un periodo che varia da regione a regione (e che in genere è di minimo 90 giorni all’anno), ha altri significati.
Significa far riposare la struttura, non il gestore.
Un po’ come quando si vieta di pescare, o cacciare, o raccogliere qualche pianta perché in periodo riproduttivo; dà il senso di un qualcosa di vivo, come in effetti è un B&B se pensiamo al fatto che sono case abitate, a differenza di qualsiasi altra struttura ricettiva, dove ogni giorno è diverso dal precedente poiché cambiano gli umori, le situazioni, la disposizione degli oggetti.
E qui si torna al senso del bed and breakfast, che non è attività commerciale, tanto che dove lo è han dovuto fare leggi speciali per distinguerli, come in Puglia, dove hanno diviso quelli a gestione familiare da quelli professionali (ma hanno avuto la pessima idea di non far cambiare nome ai bed and breakfast professionali).
Il B&B classicamente inteso è un luogo di incontro, ma non può essere un caravan serraglio ove tutti possono passare in qualsiasi ora del giorno e della notte, in qualsiasi stagione.
L’incontro ha senso quando è intervallato dalla quotidianità, non è un caso che le persone di cui un gestore più si ricorda sono quelle che vengono in bassa stagione, quando i flussi diminuiscono e si ha più tempo da dedicare a ciascun cliente.
I limiti imposti ai B&B io li trovo deliziosi, anche se perdo dei soldi, anche se mi sta chiamando tanta gente che pian piano conosce l’aBBabbio nei Sassi e apprezza la filosofia che c’è dietro l’insegna spiritosa del mio B&B; anche se le bollette da pagare (oltre che nel mio caso l’affitto) sono là che testimoniano che non ci si può crogiolare sugli allori, che bisogna mettere altri soldi da parte; io ritengo che chiudere per i periodi richiesti dalla legge il proprio B&B è una bella cosa.
Perché ti fa venire voglia di ripartire di slancio alla riapertura, perché ti fa contare i giorni, perché nel frattempo pensi ai possibili cambiamenti e alle migliorie da effettuare.
E’ un tornare alla ciclicità delle stagioni, come l’inverno che nella sua apparente immobilità prepara la strada alla primavera.
p.s. Nel caso del mio b&b per quest’anno sto chiuso il mese di novembre e poi da metà gennaio fino a fine marzo. Ma forse in futuro preferirò accorpare il periodo di chiusura, proprio per dare un senso di stagione di riposo (visto che in Basilicata devi star chiuso almeno 3 mesi).