Nel 2019 toccherà a una città italiana essere la Capitale Europea della Cultura, assieme a una città della Bulgaria. Turismo fa spesso binomio con Cultura, se questa aumenta, è facile che operatori e residenti saranno maggiormente soddisfatti, i primi per motivi economici, i secondi perché diminuiscono i rischi di attrito. Ho dunque seguito l’esito della prima selezione che ha deciso le 6 città finaliste, sulla ventina che aveva presentato il dossier.
Rispetto all‘articolo precedente su alcune città che avevano maggiormente lavorato sul territorio e sul web, Ravenna era ampiamente prevista in finale; Siena ha scelto uno dei temi di maggiore attualità, il come uscire dalla crisi (l’altro tema significativo l’aveva scelto Siracusa: la frontiera). Matera si presentava come un tentativo artigianale da parte di un gruppo di operatori appoggiati dalle istituzioni di far parlare di sé, e ha puntato più su iniziative di promozione turistiche che altro; solo nella zona più avvezza all’incontro fra cittadini e forestieri la candidatura si è fatta notare. Avevo poi già scritto che trovavo carenti le candidature di Urbino e Venezia, per motivi diversi; e che Bergamo si era mossa tardi, come d’altronde altre città.
A sorpresa, oltre a Ravenna, Siena e Matera sono state nominate anche Cagliari, Perugia e Lecce. Cosa è successo ieri in queste 6 città finaliste?
Cagliari è senza dubbio la novità, la sua entrata in finale è stata talmente una sorpresa che la notizia sui siti di informazione sardi è sparita presto dalle home page e relegata alle rubriche spettacolo e cultura, la soddisfazione del sindaco bypassata da problemi di attualità. Di buono c’è che la città ha speso ad oggi solo 70.000 euro (altro che iniziative spendaccione come ad esempio i 140.000 euro spesi a Matera per un urban game). Un dossier breve (41 pagine) ma ben centrato. Sito non trovato.
Siena non ha mancato l’obiettivo, d’altronde con 3 città toscane, una doveva pur riuscire a entrare almeno nella short list. Grosseto non è stata appoggiata dall’amministrazione comunale, mentre Pisa non ha goduto dell’appoggio regionale. Se qualcuno aveva dubbi, senza un partenariato istituzionale le candidature non sarebbero state credibili. Anche Siena deve aver scritto un bel progetto, mentre pessimo il sito. Sui media, le dichiarazioni di rito sono di assessori comunali, regionali, del rettore dell’università oltre che del sindaco, che ha organizzato un incontro con la stampa.
Ravenna resta la favorita alla vittoria finale, per quanto finora fatto: 1.000 cittadini coinvolti, 300 realtà culturali, economiche e sociali; un’idea nata nel 2006, sei anni di lavoro; 300 incontri, 422 giorni di open call che hanno permesso di raccogliere 400 idee da inserire nel progetto. Articolato lo staff, chiaro il modo con cui si è proceduto per incentivare la partecipazione, oltre a un patrimonio culturale di primo livello. La notizia è stata accolta con viva soddisfazione dal sindaco, che aveva avuto l’intuizione di lanciarsi in questa avventura durante la sua prima campagna elettorale. Sui giornali della zona la notizia ha avuto il giusto risalto, con l’invito alla cittadinanza per una festa in municipio.
Anche Lecce può dirsi una sorpresa, la sua candidatura ha puntato con merito su una forte presenza attiva dell’Università, che oramai è una realtà significativa della cultura locale; oltre a un evidente lavoro nelle scuole. E’ l’unica città che non ha avuto la Regione ad appoggiarla, a sentire le dichiarazioni del sindaco della città salentina, a rimarcare che il dibattito locale è influenzato dalle differenze politiche fra le due giunte. La notizia è stata rimarcata sui media locali con vari chiaroscuri, in molti ritengono che ci siano battaglie più importanti da vincere in questo periodo di crisi. La preoccupazione che essere capitale della cultura comporti uno spreco di fondi è un argomento riscontrato sui media di molte città candidatesi, un dubbio sacrosanto su cui bisognerà tenere alto il livello di guardia. Anche perché è ovvio che se chi lavora nel turismo può trarne dei benefici da questa investitura, gli altri cittadini lo capiscono un po’ meno, il che fa un po’ tristezza visto che il nostro maggior patrimonio è proprio la cultura, ma vabbè, è il segno dei tempi.
Perugia ha lavorato in tranquillità e senza troppo occuparsi di comunicare all’esterno cosa stesse facendo. Dai siti locali apprendo che ci si lavora dal 2009, quando i comuni di Perugia e Assisi aderirono all’appello lanciato da un giornale locale di partecipare alla competizione. Si è costituita una fondazione vera e propria per risultare più credibili agli occhi della commissione internazionale che si è riunita a Roma per valutare tutti i dossier pervenuti. E’ una delle città dove la presenza di giovani stranieri è da decenni imponente, grazie fra l’altro all’università per gli stranieri. Dalle dichiarazioni degli intervistati non ci credevano molto neanche loro.
A Matera i media locali hanno messo in prima pagina le foto dell’entusiasmo dei promotori all’annuncio che anche la cittadina lucana è fra le finaliste, un centinaio di operatori riunitisi a Casa Cava per seguire la diretta da Roma assicurata da un’emittente locale. Nonostante una ricezione audio pessima (su internet invece si sentiva benissimo) forte è stata l’emozione per la notizia, con boato di giubilo e abbracci sentiti. E la fibrillazione palpabile durante l’ora di attesa la dicono lunga su come in città i promotori hanno vissuto questo momento. Al di là delle critiche tecniche che in prima persona muovo al comitato per una serie di scelte poco condivisibili, mi ha colpito l’entusiasmo così sopra le righe rispetto alle altre città, forse si respira ancora nell’aria la voglia di riscatto, da vergogna nazionale a capitale europea della cultura. In realtà chi viene a Matera tutto pensa piuttosto che a una vergogna, ma in città la cesura fra i vecchi abitanti dei sassi relegati nei quartieri popolari e la nuova vita che si è sviluppata attorno al centro storico sono ancora una ferita aperta.
Non so e mi importa poco chi vincerà, spero che la competizione fra queste città le arricchisca culturalmente tutte, e che i progetti ipotizzati vadano avanti a prescindere (ma non credo). Ovviamente in un Italia in crisi, dove sui media affianco alla notizia dell’essere entrata in finale trovi sempre notizie di tagli ai servizi, di manifestazioni, di gesti disperati, è ovvio che tale competizione ha senso solo se le città finaliste capiscono che il problema non è quanti soldi investire, ma come spendere il meno possibile per raggiungere dei risultati validi, evitando sprechi. Forse l’Unione Europea fra i suoi parametri dovrebbe mettere anche questo fattore: dimostra che sai spendere il giusto. Ma per stavolta toccherà ancora un volta ai cittadini attivi vigilare.
Per la cronaca, i temi delle città finaliste sono:
Lecce – reinventare eutopia
Matera – Insieme
Siena – patrimonio intangibile per uscire dalla crisi
Ravenna – mosaici di cultura
Perugia – fabbricare i luoghi
Cagliari – tessitura