La festa della Bruna è finita e come sempre ha regalato grandi emozioni ai tanti che si sono affollati a seguirne i vari momenti, si parla di un centinaio di migliaia di spettatori; e una cifra direi spropositata di forze dell’ordine. A una festa popolare. In una delle città candidate a diventare capitale della cultura europea. (fotogallery di sassilive.it)
Sia chiaro: la festa della Bruna è e resta per me una delle feste più intense, belle e partecipate che si possano vivere, perché innanzitutto è una festa molto sentita dalle diverse fasce sociali della comunità locale, in modo particolare da coloro che assaltano il carro come da rito; ma anche la presenza durante tutto il giorno di devoti e meno devoti, aficionados della festa.
Eppure la massiccia presenza di forze dell’ordine mi lascia più di un dubbio.
Ma andiamo con ordine: la festa della Bruna è una delle feste popolari più lunghe e articolate, che permette a tutti di prenderne parte, amanti del sacro e del profano sopratutto profano, dall’alba a notte fonda.
Dalla processione detta dei pastori all’alba passando alla vestizione del generale, i cavalli che hanno sfilato festosi per le vie del centro e poi fin su la cattedrale, la statua della madonna e del bambin gesù che fanno vari passaggi, l’uscita del carro dalla fabbrica tirato a mano dai volontari, l’attaccamento dei muli e muli al carro, la sfilata e poi lo strappo del carro dopo che la statua della madonna è stata riposta al suo posto. E infine i fuochi d’artificio all’una di notte.
Tutti a fotografare, tutti a entusiasmarsi a ogni passo.
Tutto ciò è da incorniciare, tutto è andato più o meno bene, è una festa difficile da organizzare,
Orbene delle tante immagini che mi sono apparse durante la giornata, molte delle quali festose, due mi sono rimaste più impresse, per via dell’età anagrafica dei protagonisti: una bimba e un anziano.
Il futuro e il passato.
La bimba, in braccio al papà, guardando sul maxi schermo l’imponente schieramento di forze dell’ordine che “proteggeva” il carro con tanto di manganelli volteggianti, gli ha chiesto: “ma perché hanno i caschi?”.
E un anziano signore, che dopo lo strazzo del carro ha apostrofato le centinaia di celerini manganellomuniti che defluivano in una fila indiana infinita verso la cassa armonica, chiedendo loro con tono irato: “vi sentite più protetti?”
Futuro e passato, uniti nell’incredulità.
Chi guarda il mondo con gli occhi innocenti e non si capacità di come mai in un giorno di festa ci siano dei personaggi che la vista relega a situazioni di pericolo, dove loro sono i buoni che vengono a salvarci e gli altri i cattivi.
E chi l’ha guardato abbastanza per essere stufo di starsene zitto.
E il presente?
Stamane per strada i commenti della gente comune era che tutto è andato bene.
Ma intanto gli assaltatori, quelli che assumono in questo gioco la parte dei cattivi, specie quelli più giovani, continuano a crescere anno dopo anno con l’idea che i celerini siano un ostacolo fra loro e la voglia di sentirsi protagonisti di questa tradizione, che prevede l’assalto al carro. Che è un diritto, perché questa è una festa del popolo, ricordava in mattinata uno striscione.
Per carità, il carro è stato strazzato anche stavolta, tutti contenti o quasi, qualche manganellato (ma negli ultimi 2 anni la mattanza è decisamente diminuita, va detto), qualche ferito in ospedale perché calpestato durante l’assalto; ognuno o quasi si è portato a casa un pezzo, chi più sano chi meno, chi più significativo chi più simbolico.
E anche quest’anno, più dell’anno scorso, il carro è sembrato straordinario per bellezza e per l’energia che trasmette, al di là del fatto che pare sia sempre più difficile portarsi pezzi sani a casa , per le tecniche usate dal maestro Sansone.
Pero’ la domanda che mi faccio è: una città che vuol diventare capitale della cultura può continuare a festeggiare la sua festa popolare con l’ausilio di centinaia di celerini in assetto antisommossa? È questo il modello culturale che vogliamo esportare in Europa? E chi sarebbero i cattivi? Il popolo? Immagino che per molti la corretta interpretazione da dare sia: la polizia garantisce con caschi e manganelli che tutto vada come deve andare. Ma chi decide come deve andare? E il popolo, che è il vero protagonista dell’evento, non conta più nulla? Contano solo le esigenze dell’immagine? Quel che decidono le istituzioni? Possibile che non si possa iniziare a pensare formule diverse?
Forse sì, se si vuol scommettere davvero sulla cultura.