Nell’ora in cui il sole cala dietro il Sasso Barisano e le rondini chiassose iniziano a volteggiare in gruppi creando virtuose curvature al loro passaggio davanti al mio B&B, mi concedo una doverosa riflessione su quanto accaduto attorno casa.
2 giorni fa, tornando a quest’ora a casa avevo intravisto poco fuori l’uscio un uomo con una strana valigetta. Dopo una doverosa doccia mi sono affacciato da un balcone del mio b&b e nella penombra che era sopraggiunta ho notato su un muretto un cappello tipico dei carabinieri.
Pochi minuti dopo i nostri sguardi si sono incrociati, qualche domanda generica, qualche risposta di cortesia, e una loro riflessione sul fatto che i cittadini dovrebbero dare un contributo a ché le cose vadano bene. Si riferivano a uno dei tanti spazi abbandonati di proprietà del Comune occupati da migranti senza fissa dimora (dopo esser stati vandalizzati da autoctoni). Argomento, che per quanto mi riguarda, interessa poco e nulla, perché sono solito dividere le persone fra quelle che si comportano bene e quelle che invece creano problemi. E gli occupanti stranieri della zona a me non mi hanno dato mai nessun fastidio.
Ma non era solo un problema di occupanti. Poche ore dopo vengo a sapere in un pub sotto casa che nei locali occupati è morta una donna bulgara, una badante precaria, una delle tante donne che lavorano qui come altrove per pochi soldi e quando muore la persona che assistono si trovano senza protezione sociale e senza possibilità di reggere il costo della vita.
Morte naturale, pare sia stato accertato.
Il caso sarà presto chiuso.
Non ho idea di chi fosse; ho provato il giorno dopo a descrivere ad altri carabinieri in zona l’unica donna che aveva abitato da queste parti in passato, ma pare non sia lei. Chiunque fosse, e al di là della stranezza di ipotizzare una donna di mezz’età bulgara che dorme con due giovani di altra nazionalità, mi sono chiesto cosa avrei fatto se fossi stato in casa quel pomeriggio. Ero uscito alle 15,30 per dare una mano a un’ospite in partenza che aveva un bagaglio pesantuccio ed ero rincasato dopo una giornata di lavoro oltre 4 ore dopo. In quel lasso di tempo si è consumata la tragedia.
Ho visto le foto della salma che passa attorno casa mia, nei luoghi dove Pasolini girò tante scene del suo vangelo secondo Matteo.
Il turismo mal si sposa con la morte, anni fa in salento un turista morì in spiaggia nell’indifferenza generale, un’altra volte la salma di un migrante si adagiò sul litoraneo e tutti continuavano a viversi la loro vacanza come se niente fosse.
Il turismo come lo intendo io è incontro fra chi viaggia e chi ospita, non è solo una mera attività commerciale avulsa dal contesto in cui si opera.
Siamo tutti viaggiatori, chi per scelta, chi per necessità.
Non so cosa avrei fatto se avessi intercettato il lugubre corteo, non amo fare ipotesi di situazioni non vissute. Ma non penso che mi sarei comportato come il gestore di un ristorante poco più sotto, che le cronachi locali dicono abbia cercato di convincere il corteo con la salma a non passare davanti al suo locale.
Il turismo ha bisogno di pietas.
In questi giorni il mio B&B è in lutto, per una donna che non conoscevo, ma che è passata di qua, per il suo ultimo viaggio su questa terra.