In attesa di riuscire a trovare un editore per il mio nuovo libro sull’extralberghiero, o decidere di autopubblicarmelo per fare prima, una serie di notizie legate ad Airbnb hanno stimolato la mia attenzione.
Di che si tratta?

Come sempre capita dopo un periodo di crisi che fra l’altro ha portato al licenziamento di un numero impressionante di impiegati, le grandi realtà si rilanciano, percorrendo le strade che si ritiene possano essere vincenti per una buona ripartenza.
3 sono le notizie principali che la riguardano.
La prima, che segue un percorso di marketing che durante la pandemia aveva visto un focus importante sugli affitti nei borghi, riguarda la nuova campagna con il Touring Club per promuovere i borghi che hanno la bandiera arancione. La piattaforma non è nuova a questo tipo di attività, ma considerando che il suo business è da tempo di altro tipo non si capisce se è semplice greenwashing o la coltivazione di una nicchia di mercato cui tengono. Dare giudizi di parte o affrettati non è nel mio stile, vedremo se produrrà qualche risultato utile per poi riparlarne.

La seconda riguarda il rilancio in grande stile della piattaforma con 100 novità (a loro dire) per permettere ad host e ospiti di utilizzarla al meglio. Decisamente esagerato, solo l’idea di leggere tutti e 100 punti fa venire la pelle d’oca, non so a voi. Ma auspico, visto che dicono che hanno potenziato il servizio assistenza che un tempo era di buon livello, che abbiano riassorbito il personale che avevano licenziato un po’ in tutto il mondo. Appena trovo qualche notizia ufficiale, positiva o negativa che sia, ne darò conto. Le news sono comunque interessanti.

Il terzo riguarda il lancio di una nuova strategia molto interessante, in accordo col Comune di Milano. O meglio: Airbnb ha risposto a una call del Comune, quindi il merito va alla politica, di base.
il Comune di Milano e Airbnb hanno infatti siglato un accordo di collaborazione, che segue quello fatto con immobiliare.it, con il quale la piattaforma si impegna a promuovere gli affitti a canone concordato non per i turisti ma per i “cittadini temporanei”. Le prime iniziative riguarderanno i contratti di affitto transitorio – con durata compresa fra 1 e 18 mesi – e quelli per studenti.
In questo caso dunque è il Comune che si è mosso e questo mi sembra un’ottima notizia. Gettare la croce addosso delle politiche abitative su una qualsiasi realtà che si occupa di annunci infatti è un modo semplice per nascondere il problema. Se c’è un problema legato agli affitti di alcune fasce più deboli da un punto di vista del mercato, è il Comune, alias la politica che deve trovare le soluzioni. E se per farlo utilizza realtà già leader del settore può ottenere un doppio risultato: migliorare la situazione e permettere ai privati dell’immobiliare di fare il loro lavoro.
Ovviamente l’iniziativa andrà valutata per capire se effettivamente è una strada perseguibile o se qualcosa non torna.
Staremo a vedere.