Eccolo qua, l’ennesimo piccolo scempio nel patrimonio UNESCO, che si aggiunge ai tanti altri che oramai quotidianamente ci tocca registrare. L’ennesima colata di cemento, ad opera di privati troppo indaffarati a far prevalere il loro futuro business turistico-immobiliare ché a rispettare questo luogo.
Una splendida aiuola di lentisco e agavi rasa al suolo in 2 giorni e stamane voilà, il classico manto di bitume per evitare infiltrazioni alle future camere di una futura, ci si può scommettere, attività turistico-ricettiva.
Perché Matera oramai è una meta turistica, e tutti vogliono investire in questo settore. E dove se non nello splendido scenario dei Sassi, tutelato appunto dall’UNESCO?
Il tutto accade a duecento metri in linea d’aria dalla sovrintendenza che dovrebbe vigilare su queste cose, ma che è evidentemente troppo impegnata a seguire i lavori del suo scempio, il parcheggio antistante i suoi uffici che da anni contrappone la cittadinanza attenta al bene comune con i presunti tutelatori.
Un tempo, mi dice un amico che nei Sassi ci abita da quando è iniziato il ripopolamento, i cittadini ci credevano nel rispetto dei Sassi. Parliamo di metà anni novanta. Partivano denunce o segnalazioni, lo stato era presente – mi assicura.
Oggi ognuno fa quel che gli pare, copre aree verdi pubbliche nella totale indifferenza, o forse più che indifferenza è quel segno di resa, di impotenza di fronte al dilagante malcostume italiota. La comunità locale sta andando in frantumi anche sotto la spinta della pressione turistica.
D’altronde a chi rivolgersi? L’ultima volta che sono andato a fare una segnalazione all’ufficio preposto per un muretto che stava andando giù mi hanno detto di fargli arrivare una foto, così chiudevano la strada. Ma io volevo che venivano ad aggiustarla, non a chiuderla, così ho lasciato perdere.
E poi, rispetto ai tutori della legge che passano e spassano nei Sassi, possibile che nessuno ha notato stamane l’enorme macchina che scendeva? E non serve un permesso per fare questo piccolo ennesimo scempio? E nessuno ha notato la catasta di quel che fu una gradevole aiuola? Solo due giorni fa è passato da queste parti un assessore comunale a fare un sopralluogo, chissà i suoi occhi su cosa erano concentrati per non accorgersi di quel cumulo.
Insomma sotto gli occhi distratti di tutti, oggi nei Sassi di Matera ognuno fa un po’ quel che gli pare, il mantra è sempre lo stesso: in tempi di crisi, lasciateci lavorare.
Così quel che poteva essere un modo per tutelare un luogo, l’essere iscritti nel patrimonio UNESCO, è diventato l’ennesimo spunto per stimolare business turistico.
Con buona pace di quanti ci avevano creduto davvero.
E fa pendant con quel senso di frustrazione che deriva dal sentir parlare di quanto sia importante la tutela dei Sassi da chi proprio in quesit luoghi tiene abbandonata una casa da anni, oggi ritrovo di ladri e tossici.