Esco presto la mattina, il forno mi aspetta, l’aria è ideale per una passeggiata.
Gli ospiti dormono alla grande, la quiete del mattino è rallegrata solo dalle rondini che gironzolano in gruppo lambendo le finestre di casa. Altrove la guerra ha invaso le case e le strade.Il pane è ancora tiepido, compro anche dei biscotti integrali, poco più avanti la piazza del mercato e frutta di buona qualità. Prendo un po’ di tutto, se non la mangiano loro la mangerò io.
La città si sveglia tardi, per strada incontro poca gente e i soliti mendicanti che oramai fanno parte del panorama di prima mattina in piazza.
La luce è vivida, non ancora accecante come sarà a breve; nuvole all’orizzonte, è una stagione decisamente piovosa.
Rientro al B&B, un’ospite si è alzata e sta leggendo seduta nel terrazzo fuori casa. Giunta col compagno in quanto amica della cugina di una mia amica (!) che aveva dormito da me in passato, aspetta che il suo uomo si decida ad alzarsi.
Le solite chiacchiere per sapere come si stanno trovando e dove hanno mangiato, poi l’occhio mi cade sulla copertina del libro, un imponente volume della Einaudi.
Non ci posso credere, qualcuno legge ancora il buon soldato Svejk, capolavoro dello scrittore ceco Hasek, un inno antimilitarista, la storia di un uomo mandato al fronte che riesce sempre a evitare di far male a qualcuno.
La persona che lo sta leggendo dice che l’ha trovato citato in un altro libro e si era incuriosita.
Libro umoristico e grottesco, ne ho un’edizione precedente della Feltrinelli, in due volumi, la cui copertina la dice lunga su cosa si potrà trovare all’interno.
Gli autori cechi sono di base poco noti al pubblico italiano se si esclude quel Kundera espatriato però in Francia e che oramai in ceco neanche più scrive, o Kafka che a Praga ci era nato ma era di fatto tedesco; eppure la letteratura ceca, col suo humor tutto particolare, annovera personaggi del calibro di Bouhmil Hrabal, dai cui romanzi sono estratti film famosi fra cui il vincitore dell’Oscar “Treni strettamente sorvegliati” anche questo ambientato durante la guerra, la seconda però.
Hasek è stato uno degli autori cechi più tradotto, finanche in coreano. Peccato che lo scrittore di tutta questa fama planetaria non abbia potuto goderne, essendo morto, per altro in miseria, nel 1923 a causa della tubercolosi. Aveva 40 anni e il romanzo neanche riuscì a terminarlo.
Durante queste settimane dove le guerre si moltiplicano e l’umanità non ha pace, chi ha la fortuna di poter viaggiare senza troppi patemi dovrebbe portarsi con sé un libro come questo. Viaggio e pace dovrebbero andare sempre a braccetto.
“Faccio rispettosamente notare, signor Kommentator, che quanto ha scritto è una fesseria. Di commenti cretini ne ho già visti parecchi, ma una minchioneria come questa non m’era ancora capitato di leggerla”.
Posted by sidibi on 28 luglio 2014 at 17:08
Lo metto nella lista dei libri da leggere questa estate. Estate di guerre. Terribile estate di guerre vicine di fronte alle quali siamo sempre più lontani e impotenti.
Grazie Sergio