Le bozze del mio nuovo libro di viaggio sono pronte. Manca il titolo, ma quello va pensato bene, abbisogna dei suoi tempi. Dopo Salvateci dalla Taranta, eccone doverosamente uno su Matera, la futura capitale europea della cultura mi ha infatti fornito tanti spunti che, uniti all’apertura di un B&B nei Sassi, sono diventati quasi con naturalezza un libro agile, i primi test di lettura di singoli paragrafi per le strade di Matera vanno bene.
Ora il problema è trovare una casa editrice interessata.
Ho voluto presentare la città e ciò che vi accade tramite lo sguardo dei miei ospiti e il mio, di noi forestieri dunque. Aneddoti, situazioni, riflessioni, visioni, col solito linguaggio scorrevole che mi è proprio. E col file rouge del B&B, da quando ho deciso di aprirlo fino ad oggi.
Anche stavolta, dunque, non un saggio né una guida, e nemmeno un libro di narrativa.
Quando iniziai a scrivere Salvateci dalla Taranta incontrai Paolo Rumiz e gli chiesi di dare un’occhiata alla scaletta e di leggere qualche paragrafo. Mi incoraggiò, l’idea gli piacque ma disse che non me lo avrebbe pubblicato alcun editore, perché era un misto di generi.
Effettivamente, dopo aver spedito il computerscritto a una ventina di case editrici specializzate in letteratura di viaggio e averne ricevuto in cambio tanti complimenti e nessuna proposta editoriale, decisi di cambiare strategia e studiai le auto-pubblicazioni.
Dopo aver capito il funzionamento e certo di potermela cavare da solo, ho deciso di compiere questo passo, non senza qualche tentennamento. A conti fatti, devo dire che mi è andata fin troppo bene: tante copie distribuite, tanto interesse attorno al libro, tante iniziative interessanti cui sono stato chiamato a presentarlo, tante belle persone incontrate.
I dubbi erano legati al mio lato romantico e poco pragmatico, secondo cui l’imprimatur di un buon libro te lo fornisce una casa editrice di livello; l’autopubblicazione la consideravo un modo come un altro per non sentirsi degli scrittori falliti e poter distribuire ad amici e parenti quanto si era redatto.
Un po’ lo penso ancora, infatti mi è rimasto quell’amaro in bocca di non aver avuto l’imprimatur, di far parte di una schiera di senza patria e spesso senz’arte, che di solito non hanno nessun potenziale lettore ma tanto ego da trasformare in testo scritto.
Ora il dubbio è: cosa farò questa volta?
La tentazione di seguire il percorso precedente è forte, al più stavolta prendo qualcuno per seguire il lato promozionale del tutto.
Nel frattempo ho deciso di provare solo con una casa editrice che ha una collana adatta al mio testo e sono abbastanza famosi da far sì che il libro stia in libreria ben in vista. Non ci guadagnerei molto, forse, ma la soddisfazione sarebbe grande. E pure la visibilità, ovvio.
Resta aperta l’opzione casa editrice locale. L’interesse c’è, ma bisogna capire quale potrebbe essere un accordo valido, considerando che se faccio tutto da solo ho il vantaggio di poter rifare un edizione ogni volta che mi va: di stampare quante copia desidero; che pago solo le stampe che mi servono: che decido il prezzo e guadagno almeno il 50%.
Le proposte delle piccole case editrici, quando non sono di pagare centinaia di euro, non prevedono alcuna reale promozione del libro e in più puoi avere poche copie. Certo, ci sono dei vantaggi, come la spedizione mirata di un tot di copie a loro carico e un servizio di correzione di bozze e di impaginazione. Il primo caso ok, va tenuto nel giusto conto; gli altri due al giorno d’oggi sono facilmente risolti con un po’ di amici e un po’ di esperienza con i programmi di testo.
Ma resta il problema che poi il libro te lo devi promuovere tu, quindi il dubbio è: ne vale ancora la pena?
Con questo dubbio mi accingo a correggere i refusi, con l’aiuto della community di Paesaggi Lucani e speriamo presto di prendere una decisione vincente.
Nel frattempo penso al titolo, che deve essere accattivante, ovvio.
Perché un buon libro è tale se la gente che non ti conosce lo vuole acquistare, se no è un’operazione che mi interessa poco e nulla.