Durante il tour di presentazioni del mio nuovo libro nei paesi della Lucania, non potevo saltare la tappa di Aliano. Perché si svolgeva un evento poeticamente folle, La luna e i calanchi.
Non un festival, ma una festa, ad Aliano, il paese del confino di Carlo Levi.
Qui non si viene per fare qualcosa ma per esserci, quel che accade accade, non è il programma artistico la parte più importante, sebbene sia di ottima qualità.
Una volta finito, rivoli di poesia militante si spirgionano nell’etere, invadendo pure i social network e dispensando buon umore.
Eppure sono in diversi a chiedersi perché non ci si decida a evitare di far impazzire tutti gli astanti con continui e non sempre ben comunicati cambi di programma. Anche io che per esserci devo ritagliarmi un po’ di tempo dal lavoro, spesso mi domando perché non si voglia stare più attenti a questi aspetti logistici, in fondo non è un’impresa improba.
Ma intanto ogni anno, quando la festa finisce, la mia bilancia pende verso il positivo, perché è un’esperienza unica e vale la pena esserci stati, aver respirato l’atmosfera poetica di cui il paese si ammanta in quei giorni; incontrato la militanza poetica ampiamente rappresentata.
Questa festa della paesologia ha un fascino e un’intensità che difficilmente si riscontrano in altre situazioni meglio organizzate e più facilmente fruibili. Qui non ha senso essere spettatori, bisogna sentirsi parte di una comunità. Per farlo bisogna entrare nei suoi meccanismi per quanto provvisori e spesso sgangherati. Magari prendendo un proprio spazio e proponendo qualcosa di inerente e di interessante.
Il paese poi è sempre più coinvolto, non solo economicamente. Si evolve, nella mentalità. Per capirlo basta vedere la differenza che c’è fra Melpignano e questo minuscolo paese della Lucania interiore: lì dopo quindici anni di concertone della Notte della Taranta, è cambiato poco o nulla; ad Aliano noti le differenze anno dopo anno, inesorabili.
La luna e i calanchi è solo una ciliegina sulla torta di un processo importante, significativo. Dal panificio che da pochi mesi ha cambiato il packaging dei suoi prodotti confezionati al bel palazzo restaurato che è diventato un affittacaere, passando per la casa dell’americano e speriamo finalmente l’anno prossimo apra pure l’albergo diffuso, oramai pronto da anni.
Ben venga che continui ad esserci, che altra gente abbia voglia di fare altre attività in paese o poco distante, che la comunità creda in sé stessa sempre di più.
La luna, quest’anno ben presente a rischiarare i calanchi, doni sempre la sua preziosa energia a questo luogo e questa festa. E speriamo che aliano e gli altri paesi dell’Italia interiore siano sempre più presidiati e vissuti, con un incontro costante fra cittadini temporanei e autoctoni.