All’ennesima domanda dell’ospite di turno che appena entrato nel mio B&B si rende conto che abito nella casa dove ospito i turisti e gli pare strano, mi sembra opportuno fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Il concetto di bed and breakfast, letteralmente letto e colazione, nasce in modo molto semplice: abiti in una casa e per un qualsivoglia motivo hai una o più stanze libere? Ospita viaggiatori, offri loro un letto comodo e una prima colazione e il gioco è fatto.
Tutto nasce dunque dal vivere in una casa (non solo avere una fittizia residenza, dunque) e dal voler offrire un’ospitalità che aiuta l’integrazione a reddito.
Non è un’attività commerciale e infatti anche in Italia è stato normato con delle restrizioni sui periodi di apertura, che devono essere limitati per salvaguardare il principio di occasionalità e saltuarietà.
Una scelta utile da un lato a non creare concorrenza sleale nei confronti di chi ha l’obbligo di aprire una partita IVA per ospitare turisti (albergatori e non solo) e deve soddisfare molti e onerosi vincoli per poter aprire; dall’altro per non snaturare il concetto, basato sulla genuinità ma anche non professionalità di chi lo gestisce.
Un modo a mio avviso intelligente di permettere legalmente tale attività, con un iter semplificato per l’apertura a patto che resti in certi parametri.
Talmente democratico che anche chi è in affitto, previo permesso del proprietario, può aprirlo.
Ma qualcosa è andato storto, nel corso del tempo: sia legalmente che concettualmente i b&b si sono avvicinati alle altre strutture ricettive; per il comportamento dei gestori che è cambiato (non più: abito già ma prendo ad hoc una casa per fare ospitalità – il non vivere più in casa anche se le leggi lo prevedono); leggi regionali che costringono a uniformarsi a dettami di ospitalità che diminuiscono le differenze con altre strutture, come in molte Regioni l’obbligo di bagni separati. Mancanza di controlli.
E un conseguente non percepire più tante differenze per chi cerca alloggio quando viaggia.
A peggiorare le cose è arrivata l’assurda legge regionale della Puglia che si è inventata i b&b professionali e la frittata è fatta: non più vincoli, obbligo di partita IVA… in pratica degli affittacamere!
Aprendo la strada al successo di Airbnb, dove il concetto originario di b&b è stato rilanciato.
Tanto che mi chiedo: vale la pena continuare a gestirlo come faccio io o no?
Perché se qualcuno, udita la mia risposta, esclama felice: “finalmente un vero b&b! ” il resto fa un’espressione poco convinta. E sono troppi, per i miei gusti.
Posted by Antonio Fulco on 20 febbraio 2017 at 10:50
purtruppo la nostra millenaria cittadella è diventata tutta un affittacamere, anche a noi b&b le sorbole(lo nomino non per pubblicità non ne abbiamo bisogno) ci dicono che rappresentiamo la vera essenza del b&b con un’accoglienza tradizionale che fa sentire gli ospiti come a casa propria.