La notizia che a Venezia in via sperimentale per il 2019 e poi in maniera più ufficiale dal 2020 ci sarà una imposta di ingresso e la prenotazione per accedervi, è interessante, considerando che è il primo tentativo di monitorare i flussi in una città europea, un continente dominato dal libero mercato dove si ritiene (a torto) che il turismo vada solo incentivato per far girare l’economia.
Altrove queste limitazioni già esistono. Oltre al visto, che serve più per motivi di controllo, l’idea di monitorare gli accessi e quindi gli impatti ha diversi esempi. In Buthan per accedere a tutta la nazione bisognava pagare una salatissima tassa di ingresso, oggi trasformata in obbligo di acquisto di un paccchetto da tour operator convenzionati. A Sagada, nelle Filippine, oltre a essere prevista la tassa di ingresso, ci sono giorni in cui non si può accedere e basta. Più note le limitazioni in zone naturali, come i parchi o le spiagge.
L’imposta di ingresso esiste già da una decina di anni in Italia, tanto che in diverse località i bus turistici devono pagarla, ma c’è stato bisogno di un emendamento all’interno della legge di bilancio specifico per il comune di Venezia. Approfondirò i motivi, intanto mi concentro sul dispositivo.
Certo è strano pensare a un luogo abitato da circa 60.000 abitanti più pendolari e studenti che viene trasformato come un parco naturale, cioè un’area delimitata in cui gli amministratori decidono di monitorare gli accessi. Ma apre a interessanti riflessioni e, a differenza di quanto pensa il Ministro del turismo, non sarà certo un deterrente per i turisti.
Alcune riflessioni:
1) Rendere obbligatorio (dal 2022, dopo un giusto periodo di sperimentazione) prenotare l’accesso sarà utile per monitorare i flussi degli escursionisti, pianificare in modo corretto i servizi. Non ho idea di come faranno ma sarà interessante vedere come va. Bene prevedere un osservatorio. Non si parla di limitazioni però. E questo mi pare un problema.
2) se l’imposta di ingresso quest’anno costa €3, dall’anno prossimo costerà dai 3 ai €10 in base al tipo di giornata. Questo differenziare i prezzi non ha un reale motivo, se non quello di incassare di più.
3) sarà interessante vedere come reagirà chi abita in questo luogo; può sembrare strano vivere in quella che sembrerà più una riserva indiana che una città ma d’altronde bisogna anche adeguarsi ai tempi; se ci pensiamo anche il concetto di ZTL è di fatto un modo per limitare i troppi accessi veicolari e chi abita all’interno deve sottoporsi a un costante accesso, in questo caso veicolare.
4) l’esenzione per i cittadini veneti, fortemente voluta dal governatore regionale, non ha nessun senso e inficia di gran lunga l’utilità dell’esperimento.
5) pagano tutti quelli che arrivano con dei vettori. Devo desumere che a Venezia non si può accedere a piedi. Il biglietto si dovrà pagare a bordo del vettore. Arduo.