Le ultime news inerenti le riaperture delle frontiere regionali e nazionali da inizio giugno, mossa necessaria per dare speranza all’intero comparto turistico, rischiano di mettere in soffitta l’idea del turismo di prossimità. Ma anche alcune ipotesi legate alla sostenibilità rischiano di rimanere nel cassetto di qualche amministratore sognatore.
Eppure qualcosa a mio avviso cambierà. Voi che ne pensate?

Sia chiaro: come ho già scritto in un precedente articolo i motivi che determinano un cambiamento e soprattutto gli attori che lo impongono sono diversi.
Il ritorno alla normalità, o almeno la speranza, portano inevitabilmente a un tentativo di far tornare tutto come era prima, anche se il prima magari non era idilliaco per alcuni versi. Ma certo meglio del fallimento di un comparto che nel bene o nel male da’ lavoro a tanta gente. Qualche chiusura andrà messa in conto, magari ci sarà un ridimensionamento dell’intero comparto, come accade in qualsiasi situazione in cui la domanda inizia a mancare. Ma si spera che ci sia una seppur parzial ripresa, magari più bilanciata.
E qualcosa cambierà, ne sono certo.
Ad esempio è ipotizzabile che molte strutture invoglieranno i clienti a stare più notti, perché la sanificazione ha un costo in termini di tempo oltre che di soldi, il che potrebbe orientare l’offerta, specie quella extralberghiera, verso forme diverse dal mordi e fuggi cui siamo abituati, specie nei centri storici.
Quest’estate poi non vedremo quasi per nulla grosse comitive in giro, con buona pace delle agenzie di viaggio. Anche in questo caso nessuno ha messo in discussione quel modello e nessuno lo metterà, l’auspicio degli operatori è di poter tornare a lavorare quanto prima, fosse anche la prossima stagione, con le metodologie di prima, che permettono di abbassare i costi ed avere maggiore possibilità di stare sul mercato. Ma è probabile che saranno le persone a non voler più viaggiare in tanti, e come sempre se la domanda chiede altro, si farà di conto.
E difficilmente assisteremo al perpetrarsi di una cattiva abitudine di entrare in un negozio, far perdere tempo all’impiegato o all’artigiano di turno, e poi andar via senza comprare nulla. Capitava nello shopping quotidiano ma anche in quello turistico ma, oggi, tra file da fare, prudenza nell’entrare ovunque e magari anche un po’ di senso di colpa è ipotizzabile una miglioria.
E c’è chi spera che tutta questa accortezza che accompagnerà il turismo porterà anche a una maggiore educazione degli avventori. Vedremo.
Diverso il discorso sul turismo sostenibile. Se da un lato è auspicabile che a livello governativo sia dia una spinta per la realizzazione di una rete di cammini sempre più capillare e funzionale, dall’altro alcune idee faticheranno a farsi strada, se non in via sperimentale.
Bene l’idea di Cuneo di dare priorità alle biciclette rispetto alle auto, nel tempo potrebbe fare scuola.
Come le idee per gestire gli ingressi nei centri storici, un tempo affollati fino all’inverosimile e domani… beh, vedremo. Ma di certo per tranquillizzare il turismo nei centri storici qualche esperimento salterà fuori.