6 – Cambierà il turismo?

Mentre gli imprenditori premono per poter avere indicazioni chiare quanto prima per la ripartenza, in uno scenario europeo confuso dove ognuno fa quel che meglio crede, il turismo è il settore che più rischia da questa mancata chiarezza comunitaria. Ci si chiede intanto se la pandemia comporterà dei cambiamenti nel turismo o se questa situazione sarà solo una parentesi prima del ritorno alla “normalità”.

Fra i fautori del cambiamento ci sono tutti coloro che ritengono che serva un turismo più equilibrato, meno impattante, sostenibile per dirla tutta. Un termine tanto gradevole quanto criticato da chi ritiene che il turismo per come è concepito non potrà mai essere tale, perché basato sul profitto e su regole liberiste dove tutto deve essere lasciato alle regole del mercato.

Altri ritengono che comunque delle misure per lenire i problemi possono essere apportate, non solo con norme ma anche per interesse degli stessi operatori, inerenti o un risparmio a medio-lungo termine degli investimenti fatti o per venire incontro a una domanda turistica più esigente, qualora ci sia.

E poi c’è la capacità potenziale dei turisti, alias la domanda di influenzare le scelte degli operatori coi loro desiderata.

Quindi cambiamenti possono essere dovuti a richieste della domanda, a scelte degli operatori o perché qualche istituzione li impone, con nuove normative. In questo periodo è difficile dire cosa accadrà e se uno dei 3 soggetti su citati cambierà qualcosa in modo provvisorio o stabile, molto dipenderà dalla durata della crisi del settore turistico, che dipende dall’evolversi della pandemia su scala globale.

LA DOMANDA

Del come si comporterà la domanda ho già parlato in un precedente post, riferendomi ai problemi odierni e limitatament a cosa potrebbe accadere questa stagione. Al momento bisogna prima occuparsi di far venire voglia alle persone di viaggiare con fiducia, poi al resto ci si penserà. Ma qualcosa potrebbe influenzare oggi come domani l’offerta che verrà

Fra necessità di prendere aria, diffidenza delle folle e speranza (più che certezza, almeno al momento) che all’aria aperta si rischi di meno di essere contagiati, molti potrebbero scegliere turismo all’aria aperta e nei borghi minori. E magari questi flussi continueranno nel tempo.

Altri potrebbero apprezzare alcune modifiche che saranno state nel frattempo introdotte e chiederle anche in futuro, sperando non siano quelle legate al distanziamento o all’uso delle mascherine. Maggiori prenotazioni, tanto per dirne una. Servizi e siti meno affollati, così come i luoghi. Chi vorrà stare a stretto contatto con altri turisti anche solo nella stessa viuzza di un centro storico, senza temere che possano essere involontariamente untori? (ovviamente il tutto sarebbe reciproco…)

L’OFFERTA

Alcuni cambiamenti potrebbero essere transitori, un modo per non far saltare la stagione sperando nell’anno prossimo. In primis la sanificazione, le distanze o le mascherine a tutto spiano, senza che ci sia stato il minimo ragionamento sull’impatto ecologico di queste nuove produzioni usa e getta che a confronto le cannucce nel mare sembreranno problema da principianti.

FederLegnoArredo suggerisce di utilizzare questa pausa forzata per pensare a delle modifiche strutturali nelle strutture ricettive che vadano nell’ottica della sostenibilità. E’ una bella idea, anche se bisogna essere certi di poter ripartire presto.

Altre modifiche che hanno buone possibilità di prendere piede e rappresentare una tendenza che resisterà nel tempo è spingere per un maggiore utilizzo di app per prenotare, metodo già esistente ma che potrebbe diventare la prassi, dall’ombrellone al museo, passando per il ristorante e qualsiasi altro srvizio; facilita la vita agli operatori ma in fondo anche a molti turisti, a patto che non sia l’unica via per permettere di esistere anche alla voglia di last minute che accomuna molti viaggiatori fra cui me.

Le visite guidate e l’accesso ai siti museali quest’anno prevederanno probabilmente una riduzione nei numeri, e questo vale anche nel settore dei trasporti. Ma non credo che durerà a lungo, a meno che non si trova un modo per calmierare i prezzi. L’alternativa ovvia è far tornare il turismo all’epoca del turismo elitario dove solo i più abbienti potevano viaggiare, che per essere un cambiamento sarebbe epocale, ma in una direzione che non so quanti vorrebbero, “aristocratici” esclusi.

LE NORME

Alcune modifiche che si stanno pensando potrebbero far comodo a un certo tipo di turismo. Penso ad esempio al discorso del fare piu piste ciclabili nelle città per facilitare gli spostamenti, che potrebbe portare a un importante investimento nel settore del cicloturismo sia lato domanda che offerta.

Il problema dell’afflusso di persone provenienti da chissà dove potrebbe invogliare qualche amministrazione comunale a canalizzare meglio i flussi e a pretendere accessi dimensionati alla carrying capacity del luogo. Ma per un ripensamento del turismo forse servirebbe renderlo meno legato alla libertà totale di muoversi e una maggiore programmazione e pianificazione. Senza tale svolta forse sarà meglio sperare quest’estate nel caldo per poi tornare a breve a parlare di overtourism come se nulla fosse. Sulle isole e nei parchi nazionali si potrebbe fare tanto in tal senso, nelle città d’arte un po’ meno, a meno che non sono turrite o con una ridotta capacità di accesso maggiormente controllabile.

Diverso andazzo se le novità normative fossero legate solo al tentativo di fare i tamponi o i testi o qualsiasi cosa rapida a tutti coloro che arrivano in un luogo. E’ notizia ad esempio di oggi che il Comune di Matera ha ordinato test a tutti i passeggeri dei bus provenienti da fuori. Ora, al di là del caos fra norme nazionali, regionali e ora pure comunali che sono comprensibili visti i timori per una possibile risalita dei contagi, certo non aiutano nè stimolano a mettersi in viaggio. Ma trovo positivo che ci si preoccupa finalmente di ragionare in modo diverso rispetto all’idea che possa esistere un unico modo di intendere il turismo, quello della deregulation dove chi vuole va dove vuole, indipendentemente dai desiderata delle comunità locali. Può essere un principio da cui ripartire, ma ne parlerò in un prossimo articolo.

CONCLUSIONI

Potrebbe capitare che alcune modifiche pensate per essere temporanee diventeranno abituali. Meno probabile che si approfitti di questo blocco per ripensare l’intero modus operandi dell’intero comparto.

Quando penso alla ripartenza del turismo, mi immagino più una metafora legata alla Formula 1, con un gran rumoreggiare di motori pronti a sfrecciare al via appena la safety car del lockdown rientrerà ai box, cercando solo di sfrecciare per recuperare gli introiti perduti e sperando che sul cammino non ci siano ulteriori incidenti.

Anche perché all’orizzonte non mi sembra di aver letto nessuna proposta seriamente alternativa, a parte qualche singolo amministratore comunale e qualche associazione. Più facile pensare che fra un annetto torneremo a parlare dei problemi dell’overtourism. Comunque nei prossimi articoli approfondirò alcuni aspetti che qui ho solo accennato. E non è detto che non sia possibile aprire ipotesi per nuovi scenari, a patto di non pensare che il turismo cambi da solo.

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