In attesa che venga svelato a breve il PNRR nella sua forma definitiva, torno a parlare di turismo. La road map contenuta nell’ultimo decreto, con alcune date possibili di riapertura, l’idea del greenpass all’italiana e qualche altra news detta dal ministro del turismo in audizione sono meritevoli di una riflessione sulla stagione estiva che sta ripartendo.

Premetto che la querelle legata alla chiusura alle ore 22 per me non ha motivo di esistere; se da un lato fa storcere il naso a qualcuno, dall’altro ovviamente tende all’unico obiettivo che non dobbiamo dimenticare: non è tempo di movida serale. Una questione meramente numerica legata al virus. Poter riaprire i locali all’aperto grazie alle evidenze scientifiche che hanno detto che all’ aperto il contagio è minore era una notizia che si aspettava da tempo, palese ma che abbisognava di qualche studio che lo certificasse. Ma non significa che siamo fuori pericolo o che possiamo adottare misure come in Inghilterra. All’aperto ci sono pochi rischi, a patto che non ci siano assembramenti tipici della movida serale.
Con la road map delle riaperture il governo ha voluto dare un segnale positivo ai cittadini e a tutte le categorie, di graduale ripartenza per turismo, cultura e sport, ed è bene che sia così. Chi si può lamentare sono solo gli operatori culturali , trattati in passato in modo diverso rispetto alle chiese pur presentando caratteristiche analoghe di fruizione.
Parlando più propriamente di turismo, cosa ci aspetta nell’imminente stagione estiva?
La narrativa predominante afferma che sia l’anno scorso in estate che a Pasqua quest’anno, per colpa della poca attenzione poi i contaggi sono di nuovo schizzati in alto. Questa narrazione, se non supportata da numeri certi, mi pare eccessiva, specie perché il contagio l’anno scorso è ripartito verso metà settembre e le vacanze erano finite da un pezzo. Può anche essere che sia vero, l’unica evidenza al momento disponibile è che la Sardegna, che era l’unica regione bianca, nel giro di poco è tornata rossa. Ma guardando i loro dati credo che più che il contagio il problema sia nella sanità regionale, visto che hanno numeri bassissimi ancora oggi.
A volte la narrazione fa più presa dei dati.
Vi ricordate nel 2020 quando è saltata fuori la notizia replicata su tutti i giornali nazionali che in Croazia e Grecia c’era un aumento dei contaggi e quindi rischiavamo andando in quei posti? Ebbene nessuno si è mai preoccupato di smentire quella narrazione che mi sento di poter dire palesemente falsa, poiché i numeri dell’estate scorsa in Croazia e Grecia sono stati minimi, come in Italia. magari semplicemente perché non si è cercato più il virus qui come altrove ma le condizioni per viaggiare erano molto meno stringenti degli ultimi periodi ed è più logico pensare che italiani che stavano ancora incubando il virus lo abbiano esportato. Questo non per dire che noi italiani portiamo in giro il virus , come pure era uscito fuori all’inizio della pandemia, forse neanche proprio a torto; ma di sicuro non era vero il contrario.
Ma quest’anno pare che sarà differente. Le regioni dovrebbero restare tricolori anche se gia dal 26 aprile sono quasi tutte gialle quindi facile che in estate lo siamo tutte. Ma se non sarà così servirà per entrare o uscire il green pass in salsa italiana, una sorta di passaporto per spostarsi tra regioni nel momento in cui queste regioni non sono di colore giallo.
E’ un’idea intelligente ammesso che funzioni (chi controlla?) ma certo non faciliterà molto gli spostamenti specie coi mezzi pubblici visto che se non sei vaccinato devi farti i tamponi, sia all’andata che al ritorno. Ma la cosa che fa un po’ sorridere è che invece per andare all’estero o per venire dall’estero ci sarà un analogo green pass europeo che però non è obbligatorio, almeno queste le dichiarazioni ufficiali fin qui pervenute.
Quindi quest’anno sì che rischiamo che tutti portiamo il virus a tutti e in autunno, tranne coloro che si sono vaccinati e che si spera non contrarranno forme gravi del virus , per tutti gli altri saremo abbastanza punto e daccapo. Ma speriamo di no, ovvio.
Di base sarà ancora un’estate all’insegna del turismo di prossimità meglio ancora se nelle proprie REgioni, tutte bellissime d’altronde. Lo ha detto anche il governatore della Puglia, difficile dargli torto. E ciò nonostante il governo e il nuovo ministero non abbiano in previsione alcuna campagna sul turismo di prossimità.
Prevalentemente all’aperto e in luoghi meno battuti.
E le città d’arte? Soffriranno anche quest’anno. Magari qualche sindaco si è mosso per pensare a dei modi nuovi di far fruire il proprio territorio per garantire la tranquillità necessaria ai viaggiatori. Ma chi lo sa?