Il turismo e la crisi energetica

Appena entrato nella mia stanza d’hotel, la prima cosa che si accende è lo split dell’aria condizionata. Segna 28 gradi. Fuori fa molto caldo, è indubbio che un servizio del genere può far piacere a tanti. Spengo tutto, apro la finestra e mi chiedo se questo “servizio”, che sicuramente pago profumatamente, non possa essere considerato d’ora in avanti un optional. Mi spiego meglio.

Non possiamo sempre solo limitarci a dire, come fanno i media, che l’aumento del costo delle energia ha provocato un aumento dei prezzi dei servizi turistici. Che un singolo imprenditore alza i prezzi perché le sue bollette sono aumentate non è per nulla una notizia, bensì normale adeguamento dei prezzi in ottica di libero mercato.

Ma non ci si può fermare a questo dato, chi si occupa di pianificazione del turismo dovrebbe agire in modo repentino per permettere delle vie alternative capaci di armonizzare la giusta esigenza degli imprendtori con la possiiblità di non far aumentare i prezzi al cliente finale in modo automatico.

Si sa che nel libero mercato le opzioni sono due: o qualche obbligo di legge, quale che esso sia, ma se poni un vincolo normativo poi devi essere pure in grado di controllarli se no la norma è inutile. Meglio agire in modo diverso, concertato. Per far rispettare una norma nel turismo è bene che ci sia vantaggio da parte dell’offerta e interesse da parte della domanda. L’offerta deve poter vendere questa novità normativa non come un’imposizione ma come una scelta di qualità. Al contempo occorre che i turisti siano preparati e desiderosi di veder tale novità.

Prendiamo la norma Masi Crippa che chiede di mettere i condizionatori a qualche grado in piu d’estate negli edifici pubblici. Pensate se fosse traslata al turismo. Certo si potrebbero inviare ispettori camuffati da turisti in tutte le sttrutture ricettive d’Italia e forse fra qualche anno sapremo come è andata. Oppure si lancia una campagna, concordata con le associazioni di categoria, per dire quanto è cool decidere che nella propria struttura o locale il condizionatore sarà posizionato sul grado XY perché ci teniamo all’ambiente. E’ molto più vincente.

Inoltre grazie anche a un uso della tecnologia davvero a servizio della sostenibilità, si potrebbe far passare anche un altro messaggio, lato domanda: che il consumo di corrente (e di acqua, visto la siccità) non è alla moda nè desiderabile più di tanto.

Utopia? Neanche tanto!

Pensate a come è cambiato, per gli stessi motivi, l’approccio dell’hotelleerie sul cambio di biancheria. Un tempo se non buttavi l’asciugamano a terra tutti i giorni affinché te la cambiassero eri considerato un reietto del turismo, uno incapace di godere dei privilegi che prova un turista ad avere ogni giorno un’asciugamano pulita e soffice. Oggi negli hotel (o almeno dove le leggi regionali lo permettono) capita di trovare annunci simili.

Il concetto è chiaro: vuoi che sprechiamo energia per una cosa tutto sommato inutile o che potresti minimizzare? ok puoi farlo ma lo paghi, è un lusso, oltre che una sciocchezza. Sarebbe interessante monitorare come stanno andando queste campagne piuttosto che ubriacarsi solo di big data.

Tramite la tecnologia il consumo oggigiorno sicuramente può essere monitorato stanza per stanza, figurati se qualcuno non ha inventato qualcosa del genere o non è in grado di farlo in poco tempo.

Già mi vedo un bigliettino similare: vuoi proprio l’aria condizionata? non ne puoi fare a meno? fai pure, il contatore ti segnalerà quanto stai spendendo in più rispetto al prezzo della camera.

Sarebbe fantastico. E sono sicuro che è assolutamente fattibile. Certo si rischia che chi può spreca e chi non può farà attenzione ma controvoglia. Credo sia un rischio da correre.

Quando penso ai soldi del pnrr per la sostenibilità e digitalizzazione per il turismo penso a questi aspetti, non certo a un nuovo software per le prenotazioni.

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