Locazioni brevi: cosa sono?

Fittare una casa a dei turisti è la moda del momento. C’è chi ci specula, chi ne fa un’integrazione al reddito e chi preferisce i turisti perché sicuro se ne vanno e ti lasciano casa libera. Fatto sta che l’esplosione di piattaforme web, che amplificano gli annunci che un tempo trovavamo su riviste specializzate, ha reso le locazioni brevi un fenomeno imponente. E come al solito in Italia si tende a burocratizzare qualsiasi novità.

Vediamo cos’è una locazione breve e in cosa differisce da b&b e case vacanze, per poi affrontare le news.

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Cos’è

Per intenderci, dicesi locazione breve il fitto di casa o porzione di casa per meno di trenta giorni all’interno di una casa di proprietà. Di base non importa a chi affitti. Locare per un proprietario è un’attività lecita, indipendentemente dal soggetto cui viene locato l’appartamento. Ciò ha permesso a tanti di piazzarsi sulle piattaforme digitali e avere più facilità nel reperire persone interessate.
Niente di illegale, per cui non si capisce perché in passato si sentiva dire che bisognava per forza aprire un bed and breakfast o una casa vacanza per ospitare.

Differenze con strutture extralberghiere

Quando si fitta una casa, indipendentemente dalla durata, non si offrono servizi ma nessuno ti può impedire di lasciare nell’armadio le lenzuola pulite. Ciò ricorda molto da vicino la casa vacanza.

E ovviamente non puoi offrire la colazione.

Non devi perdere tempo nei diversi uffici perché in Italia bisogna sempre trottare da un ufficio a un altro.
Non so se puoi avere un tuo sito con un nome informale, non mi pare ci possa essere alcun divieto.

Inoltre al momento non è necessario fare assicurazione e non devi pagare diverse tasse aggiuntive. Disparità che non sono sfuggite troppo a lungo.

Gli obblighi classici
Ovviamente ci sono due aspetti da ricordarsi. Bisogna far firmare un contratto di locazione (ma non va registrato) e fare una ricevuta fiscale quando gli ospiti pagano. Con i portali che si fanno pagare e poi ti girano parte del compenso immagino che l’obbligo della ricevuta di fatto viene meno, poiché sono loro ad emettere una ricevuta di avvenuto pagamento. E fino a qualche mese fa non c’era altro ma ultimamente il boom dei portali web dedicati a turisti e ora allargatosi ai business men ha attirato l’attenzione dei legislatori regionali e nazionali.

Le novità burocratiche

La prima modifica riguarda la denuncia alla questura di chi viene alloggiato. Per cui ora anche chi sceglie questo tipo di locazione deve comunicare al sito alloggiati web chi ha in casa e prima o poi anche dotarsi di un codice, che al momento vige già come obbligo per tutti in alcune Regioni, ma che potrebbe presto diventare nazionale. Sulla tassa di soggiorno dipende dai regolamenti dei singoli Comuni.

In futuro chissà.

Fra balzelli e leggi antiquate

Adeguare le normative alle novità è cosa buona e giusta, anche se in Italia si tende a complicare la vita a tutti , invece che trovare delle semplificazioni.
Prendiamo ad esempio la tassa sui rifiuti, che viene calcolata sui metri quadri e non sul numero di persone che abitano o che potenzialmente fittano. Una famiglia residente di 4 persone farà probabilmente più rifiuti in un anno di chi ha una piccola casa vacanza per 2 persone, ma questi deve pagare di più.
Per non parlare del canone RAI, che ultimamente viene chiesto a prezzi maggiorati anche a chi ha un bed and breakfast.
E poi le leggi regionali sui bed and breakfast, che con l’ obbligo quasi ovunque di avere bagni separati ha stravolto il concetto di b&b e ha obbligato molti a fare lavori in casa, quindi spese, quindi voglia di rientrare quanto prima dell’investimento e tutto ciò ha contribuito a far diventare i gestori non più persone dedite a attività occasionale ma novelli imprenditori. E d’altronde, se le leggi ti obbligano a fare tante pratiche di continuo, ti snaturano.

Fuga dalla burocrazia
Ovvio che di fronte a queste storture l’italiano medio tenda a trovare l’escamotage più conveniente. E la locazione breve viene incontro all’esigenza di non farsi vessare. Anche perché la media degli incassi annui di chi ha un annuncio su airbnb è di poche migliaia di euro, quando si ha una sola casa messa sul portale con una o due stanze.

Certo poi ci sono i problemi di gentrfication, la difficoltà a trovare casa per i normali inquilini e altro che va preso seriamente in considerazione, ma chissà perché in Italia la soluzione è data dalla burocratizzazione.

L’unica strada sarebbe eliminare tanti balzelli e complicazioni e far tornare il tutto a una semplificazione generale, magari solo per chi affitta in modo occasionale. Ma come si fa a distinguerli?

Il dibattito è aperto, prima che la burocrazia si imponga.

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