Il turismo, o meglio alcuni limitati settori legati al turismo, saranno inclusi nella imminente fase 2, magari come test su piccola scala; o bisognerà attendere un’eventuale fase 3? Non mi riferisco a come lo intendevamo fino ad ieri, ovvio, non ora almeno. Ma a mio avviso sarebbe positivo se ad alcune attività fosse permesso di riaprire, anche solo a livello locale e solo nelle zone dove i numeri sono minimi, facendo leva sulla necessità di recuperare forma fisica e benessere psicologico, dopo oltre un mese di quarantena.

Il nodo principale resta che al momento far spostare i cittadini da un comune all’altro è pericoloso. Questa misura di blocco è bene che sia tenuta su tutto il territorio nazionale fino a fine emergenza, non prima. Ricordiamoci che al Sud i primi contagi sono arrivati non solo per gli emigranti di ritorno ma prima ancora per i turisti che ignari hanno portato il virus in giro.
Ma è anche vero che i dati dimostrano che l’Italia è spaccata in 2, anzi in 3 parti: ad oggi una quarantina di province hanno una media settimanale di meno di dieci contagiati al giorno, quasi tutte quelle del Sud. Poi abbiamo alcune province dove i numeri sono ancora sostenuti pur non destando grandi preoccupazioni e infine ci sono le zone del contagio a nord che invece dovranno attendere ancora un bel po’ per poter pensare alla fase 2, a giudicare dai numeri sì in decremento ma ancora decisamente alti.

Mentre scrivo si mormora che la fase 2 riguarderà solo alcune Regioni. Mi sembra una scelta saggia, staremo a vedere.
E anche il turismo su scala locale, provinciale o regionale nelle zone poco attaccate dal virus potrebbe ripartire, sebbene in modo assolutamente cauto e legato a poche attività.
Penso ad esempio agli agriturismi, che in teoria sono aperti ma non vi va nessuno. Se ben veicolato come lancio, potrebbero accogliere clientela locale. E pazienza per quelli che sono diventati ristoranti in campagna o sale cerimonie e che hanno bisogno di masse ingenti di clienti.
Così come si possono sperimentare da subito, in tutto il centro sud, al più con eccezione delle città metropolitane, forme di aggregazione leggera all’aria aperta che potrebbe includere anche il turismo. Penso alle escursioni in piccoli gruppi, ad attività per bambini e famiglie. Anche i siti museali, con numeri contingentati potrebbero ripartire, ma di sicuro l’aria aperta è da preferire.
E per quanto riguarda il mare, anche qua un conto è permettere la riapertura dei lidi e porre dei vincoli, altro è potersi riversare in massa sulle spiagge libere. Ci vuole cautela in questo periodo.

Insomma permettere laddove è possibile di considerare le misure che l’OMS aveva indicato come valide (distanza sociale in primis). L’articolo sul fattoquotidiano.it chiarisce che al MIBACT stanno attendendo indicazioni dal Ministero della Salute. Ma questo varrà per una fase probabilmente ancora successiva, per quanto su detto.
D’altronde se col virus bisogna convivere, è bene iniziare a fare qualche sperimentazione. Come avvenuto per le librerie. Che non sono obbligate ad aprire ma nelle Regioni dove ciò è consentito potrà essere un test interessante.