3 – Sul turismo di prossimità

Si viaggerà nell’estate 2020? E come? Se lo chiedono albergatori, gestori degli stabilimenti balneari e via dicendo. Ma anche chi comunque qualche giorno di vacanza se lo vorrebbe pur fare, perché se è vero che la maggior parte degli italiani non sta lavorando e ci sarà da faticare, quando ci saranno quaranta gradi almeno qualche weekend ce lo vorremmo concedere. Ma sarà sicuro?

Mentre i medici continuano a dire che no, non sarebbe proprio il caso di fari ripartire il comparto, la sottosegretaria al turismo ha appena rilasciato un’intervista in cui rassicura il settore sui tempi di rilascio delle nuove misure, che per l’estate dovrebbero permettere di salvare il salvabile. E raccomanda turismo di prossimità e sostenibile. Sul secondo aggettivo scriverò un post apposito per fare chiarezza, visto che oramai ognuno lo usa come meglio crede e lo si confonde con la natura, che è solo uno degli aspetti di cui tener conto.

Mi convince il discorso del turismo di prossimità, un modo gentile per dire: restate vicino alle vostre case per quest’anno. Che non è una cattiva idea, io da anni trascorro le mie vacanze non troppo lontano da casa. Ma non è questo il punto, la domanda da porsi è: sarà un consiglio o un obbligo?

Elaborazione mia su dati della protezione civile

Eh sì perché la scienza ancora non è riuscita a capire costa sta accadendo dalla Toscana in giù. Lo si percepisce dalla risposta che tutti i giorni in conferenza stampa i medici danno ragionando sui numeri: “riguardano quanto accadeva due o forse più settimane fa”. Peccato però che è passato più di un mese da quando ci hanno messo tutti in quarantena e i contagi continuano a salire, con meno virulenza e con numeri di certo risibili in tutto il sud. Ma salgono. E al nord salgono in modo ancora preoccupante.

Le province del centro sud, con rarissime eccezioni vedono numeri dei contagi quasi fermi, tranne in alcune più densamente popolate. Ma se questo può far pensare che i suoi cittadini possano quanto prima tornare al lavoro e alla vita sociale, con tutte le precauzioni del caso, nel turismo si sa vengono persone da ogni dove.

E i dati del nord non fanno dormire sonni tranquilli: come mai continunano a salire? Sarà perché la metà delle imprese lombarde è ancora attiva, come denunciano i sindacati? Sarà perché sono più indisciplinati? Sarà per motivi climatici? Non si sa. Semplicemente ancora non si sa.

E di fronte a questa indeterminatezza di cui nessuno è colpevole, perché gli studi medici hanno pur bisogno di tempo, per il decisore politico non è facile prendere una strada certa che non rischi di rovinare tutti i sacrifici chiesti fino ad ora. Ovviamente gli operatori turistici premono per sapere come comportarsi, alcuni hanno anche dei tempi tecnici per poter riaprire.

Ma se accadesse di nuovo?

La cosa migliore sarebbe dire a tutti gli italiani che quest’anno la vacanza sarà di prossimità nel senso vero del termine, ognuno nella propria Regione. Il che ha un senso visto che la sanità è di competenza regionale e ognuno si pianga o sia felice con la sua. Ma servirebbe che sia un obbligo, non un consiglio. Ciò significherebbe dire a chi ha una seconda casa in un’altra Regione che quest’anno si frega, e non credo che nessuno si prenderà tale briga.

E così restiamo per ora ancorati all’incertezza, sospesi fra timori e speranze.

p.s. Paradossalmente chi rischia di passarsi una brutta estate sono proprio gli abitanti del sud, che sebbene miracolati dalla poca presenza di contagiati, difficilmente arrischieranno di trascorre le vacanze al centro nord; ma intanto a sud si rischia che arriveranno orde di turisti post quarantenati dal nord, per cui il rischio è che si decida di rimanere ancora chiusi in casa. Speriamo di no ma il rischio c’è.

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