Il turismo non ripopola i borghi

Quando ho letto il titolo dell’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno che parla dei progetti lanciati dal distretto turistico Terre d’Aristeo ho pensato che il titolista l’avesse sparata grossa. Poi però mi sono reso conto che nel testo dell’articolo si faceva esplicito riferimento al ripopolamento dei borghi. Mettere in relazione il turismo con il ripopolamento mi pare eccessivo. Ho cercato di capirne di più andando direttamente alla fonte.

Il distretto turistico Terre d’Aristeo, a differenza di altri distretti turistici esistenti in Italia che hanno un sito web facilmente rintracciabile sui motori di ricerca è un’entità che vive più di comunicati stampa che di altro. Non sembra esistere un sito web, e se esiste non è minimamente indicizzato; la pagina facebook ha l’ultimo post risalente al 2019 e nessuna informazione che ti rimanda a siti web o altro. Già questo non depone molto a loro favore, ma andiamo oltre.

Alcuni dei progetti citati nell’articolo (si parla di Pomarico, Spinoso e Sarconi) li conosco e non ho nulla in contrario a che sorgano dei progetti dedicati all’ospitalità diffusa in borghi spopolati, a patto che non si usino parole forse buone solo a intercettare finanziamenti ma non certo a illustrare come si trasformeranno questi borghi.

Lo dico da destination manager, qualcosina la saprò.

Nell’edizione 2022 di N*Stories abbiamo dedicato al tema una tavola rotonda con diversi protagonsti presenti, dall’onorevole Orrico, già sottosegretaria ai beni culturali che si è occupata di borghi, ad assessori, proloco e operatori di piccoli comuni lucani e pugliesi. Un confronto interessante che da un lato ha visto l’esplicitarsi delle vere esigenze per favorire il ripopolamento, che parte dal dare rispost e servizi ai cittadini veri. Nulla che vada in contrasto anche con la possibilità di far venire i turisti, nè i finanziamenti per il settore turistico privano i piccoli Comuni di eventuali altre risorse, anche se ovvio se il personale comunale è ai minimi termini, per forza di cose si faranno delle scelte, che non dovrebbero mai andare a discapito dei cittadini.

L’idea del turismo salvifico è orripilante di suo, ovvio il turismo non è neanche il male assoluto come alcuni lo dipingono ma questa tentazione di utilizzarlo parlando di strumento per il ripopolamento è da condannare. Sarebbe meglio fare un discorso più onesto ed equilibrato, prendere atto del fallimento e della morte di alcuni borghi e decidere che invece di farli andare in malora si preferisce destinarli a luogo turistico. Non ci sarebbe niente di male. Anche se sarebbe meglio far arrivare i migranti, quello sì che sarebbe un buon modo veloce ed economico per ripopolare alcuni borghi.

Ripopolare non è facile e magari in alcuni casi è un’operazione che non si può più tentare perché la situazione è compromessa. E poi come ci ricorda Anna Rizzo vivere in un borgo è difficile, e non solo perché è difficile trovare lavoro, che è solo una delle cause dello spopolamento, ma perché specie per un giovane capace può risultare arduo, si è soffocati da atavici atteggiamenti che tarperebbero le ali a chiunque. E poi per vivere bene servono servizi, a iniziare dalle scuole e dagli uffici, oltre che oggigiorno dalla banda larga.

Se ammettiamo il fallimento della politica allora può valer la pena far venire i turisti, vendere case ai ricchi stranieri, vendere case a un euro e qualsiasi altra idea venga in mente. Ma non c’è niente di salvifico, è una resa. Il fallimento sostanziale di operazioni pur apprezzabili come quella a Santo Stefano di Sessanio dovrebbero far capire che il turismo non ha molto a che vedere con la capacità di ripopolamento. In questi casi per lo più potrebbe garantire che ci siano meno case destinate a crollare col passare del tempo. E un po’ di economia attorno, questo sì.

Ma vale la pena spendere tanti soldi (di solito pubblici) per ottenere se tutto va bene risultati che altrove hanno raggiunto in modo molto meno dispendioso, armonico oltre che logico? Ne cito uno fra i tanti, ne hanno parlato anche a Generazione Bellezza: Sant’Angelo, il paese delle fiabe. Dipingere murales costa decisamente meno che elaborare costosi progetti di recupero edilizio, il resto lo hanno fatto alcuni abitanti. Eppure si insiste con progetti che poi qualcuno dovrà gestire per evitare che vada tutto in malora nel breve tempo. E qui il salto diventa carpiato, perché bisogna trovare gente competente, magari anche con bei denari alle spalle, se no alla prima problematica salta tutto. E in genere nei piccoli borghi difficile trovare manager già formati capaci di gestire progetti del genere, magari perché se ne sono andati a cercare fortuna altrove. E quindi o viene gente da fuori o si affida la gestione a persone poco formate. Per fortuna ci sono delle eccezioni, penso tanto per dirne una alle competenze degli amici di ArtePollino, che fra l’altro proprio sul tema dei borghi hanno lanciato un ciclo di incontri molto interessante.

Ma sono eccezioni appunto, in genere ai giovani del luogo si offrono i lavori più semplici e meno pagati. Meglio di niente certo, ma non parliamo di panacea. E comunque devono essere capaci anche loro. Su questo aspetto lodo le parole dell’AD di terre d’Aristeo di occuparsi di formazione.

Insomma, non ho nulla di pregiudiziale contro i progetti di questo distretto (si parla nell’articolo di una trentina di borghi che saranno interessati da interventi similari) ma evitiamo di usare termini inappropriati che sembrano utili più a farsi piacere dalle comunità locali, dalle amministrazioni o da chi deve erogare fondi pubblici, che altro.

Se davvero si vuole ripopolare un borgo, insomma, le strade da percorrere sono diverse. Se poi un borgo è già morto, e ciò è certificato, allora ben venga qualsiasi parco dei divertimenti a fini turistici. Il mix, cioè l’idea del turismo che permette di facilitare anche un ripopolamento è senza dubbio una possibile ipotesi a patto che ci siano delle potenzalità sul territorio pregresso, si avvino percorsi che step by step favoriscano una ripresa armonica del tessuto economico e sociale di un territorio integrata anche col turismo. Ma se la priorità è soendere soldi con progetti mastodontici , beh qualche dubbio mi viene.

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