Ok il prezzo è giusto. O no? turismo responsabile e prezzi

Ok, il prezzo è giusto. Ah sì?

Qual è il prezzo giusto in una transazione di turismo responsabile?, mi ha chiesto una socia l’altro dì.

Bella domanda, la cui risposta a pensarci bene non è affatto scontata. Si tende a associare spesso questo modo di intendere il turismo con un atteggiamento eticamente connotato, ma come si determina un prezzo giusto, quindi adeguato, in un mondo che è legato alla legge della domanda e dell’offerta, che con l’etica non va proprio d’amore e d’accordo? E chi lo determina? Sulla base di cosa?

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Per le vie di Napoli, post natale

Se il 24 dicembre è uno di quei rari giorni dove la flemma mediterranea dei napoletani cede all’istinto dello shopping compulsivo, il 26 al contrario, finite le prime abbuffate, Napoli torna ad essere una città dove la socialità impera, complici anche il bel tempo, il clima mite e i negozi chiusi.

Si procede a passo lento, ci si ferma a chiacchierare volentieri. Ci si affretta spasmodicamente solo nel metro, specie se la campanella ha già trillato e per quel senso di sfida alle norme che ci caratterizza c’è sempre qualcuno che non demorde e si lancia disperato verso l’apertura che va per chiudesi, manco fosse l’ultima metro della storia a partire.

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ricordo di Gae

Gae l’ho conosciuta anche io, sebbene non abbia nulla a che fare con il mondo di cui faceva parte. L’ho conosciuta per caso a Matera, nel periodo pasquale del 2011. Quel giorno, era pasquetta, ero atteso a pranzo da alcuni amici, presso un’osteria dove ci riuniamo sovente.

Abitavo da poco in una casa con diverse stanze in avanzo e degli amici mi avevano chiesto se potevo ospitare una coppia che intendeva dormire a Matera per poi andarsi a fare un picnic nelle vicinanze, come da tradizione. Li avevo accolti, gli avevo consegnato un mazzo di chiavi, e me ne ero sceso nei Sassi, mentre loro si andavano a fare un giro in attesa dell’arrivo di altri amici per andare in campagna.

Dopo pochi minuti mi richiamarono,dicendomi che si era aggiunta all’ultimo momento una persona anziana, la nonna dei loro amici, e non se la sentiva di fare il pic nic, per cui mi chiedevano se potevano desinare a casa mia.

Dissi loro che non c’erano problemi, e poiché in casa c’era solo un tavolo, andai nella sede della mia associazione per prendere un altro tavolo pieghevole, e glielo portai.

Erano una decina, dai volti simpatici, si presentarono a uno a uno e mi fecero i complimenti per la casa, che io girai mentalmente al costruttore del’600 che l’aveva messa su, e al proprietario che l’aveva rimessa a nuovo.

L’ultima che si presentò fu lei, Gae.

Poiché insistettero a che pranzassi con loro, rimasi in loro compagnia a mangiare prodotti provenienti da varie parti d’Italia e a bere vino.

Dopo pranzo rimanemmo solo io e Gae in casa, le passai qualche libro su cui c’erano tracce della questione urbanistica di Matera, che tanto ha segnato lo sviluppo della città, con lo sgombero dei Sassi e a costruzione dei nuovi quartieri affidati all’estro e alla capacità di personaggi come Quaroni.

Quando un raggio di sole fece capolino nel quartiere dove vivo, si decise ad uscire nel terrazzino e lanciò uno sguardo vellutato su questo patrimonio dell’umanità che non mi stanco di mirare anch’io, da anni.

Ma lei era Gae, e il suo occhio si posò lesta come un falco grillaio sull’unico edificio che stonava: l’ex asilo costruito dai fascisti,a tetto piatto, oggi rimesso in sesto grazie all’abnegazione del gruppo di giovani che l’hanno occupato da pochi mesi dando vita al centro sociale le Fucine dell’Eco. L’espressione del volto era indignata, come il tono delle sue parole, non si capacitava di come si fosse potuto erigere un edificio così brutto in mezzo a tanta armonia.

Ho avuto la tentazione durante il nostro lungo colloquio di chiederle di poter posare con lei per una foto ricordo, poi ho lasciato perdere, in fondo certi ricordi è bello viverseli nella propria memoria, finché dura.

Fu un pomeriggio davvero intenso, io imbarazzato nel parlare con una persona così importante in modo semplice, come se fosse mia nonna. E combattuto se rivelarle o meno che l’ultima manifestazione cui avevo preso parte a Napoli, prima di emigrare al Sud, era stata proprio contro di lei, rea di aveva rifatto una piazza senza metterci panchine e spostando di lato la statua di Dante. In fondo non ce l’avevamo con lei, che sapevamo essere brava, volevamo solo che fossero rimesse le panchine, e o facemmo portandoci le sedie da casa e sedendoci attorno al perimetro dentro cui il sindaco di allora (Iervolino?) inaugurò il tutto. Poi le panchine le rimisero e la statua l’hanno piazzata dov’era prima dei lavori, al centro, con buona pace dei disegni originari di quella donna dallo sguardo attento e profondo. In fondo nessuno è perfetto.

Ciao Gae, è stato bello conoscerti come persona, al di là del tuo essere un personaggio pubblico.

Metti una sera a Cancellara

In Basilicata ci sono tanti luoghi dove è possibile trascorrere un bel weekend, attorniato da sapori tipici, paesaggi mozzafiato, e un gran senso di umanità che permea l’aria.

Uno di questi è Cancellara, paesello del potentino con poco più di 1000 abitanti, che offre al visitatore qualche perla architettonica degna di nota e un settecentesco orologio appeso a un campanile le cui lancette arrivano fino a 6 e il cui complesso meccanismo chiede di essere ravvivato due volte al giorno; ma soprattutto un luogo suggestivo che è qualcosa di più di uno dei tanti agriturismo biologici della Basilicata.

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I codici etici di condotta. Un po’ di storia e qualche riflessione

La storia dei codici di condotta parte dall’attivismo di organizzazioni laiche e religiose della società civile, passa per la presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica e giunge a favorire riflessioni e elaborazione di codici, linee guida e altri documenti sia a cura di organismi sovranazionali che di singoli operatori.

Ne è testimonianza un documento quale il “Codice Etico per i Turisti”, risalente al 1975 e redatto durante la Conferenza Cristiana dell’Asia (CCA); contiene 12 punti dedicati agli atteggiamenti che i turisti devono avere in viaggio per non fare danni.
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Da ottobre, riflessioni sul turismo responsabile

L’altro giorno mi arriva la mail di un caro amico con cui non mi incontro da tempo, troppo tempo, in cui mi chiede:  cosa si prova ad esser arrivati a quota 1000?

Vado a controllare, effettivamente sul sito di paginatre, l’intervista che mi è stata fatta tempo fa  sul mio libro “Salvateci dalla Taranta” ha toccato quasi i 1000 lettori, forse mentre scrivo è anche arivata a tale inimmaginabile cifra.

Sono gli stessi giorni in cui sto ultimando la tesi di dottorato sul turismo responsabile.

Mi sembra dunque il caso di concentrami sull’argomento su cui sono più ferrato e iniziare a scrivere una serie di riflessioni su tale temi in modo più continuo.

Da ottobre.

Spargete la voce

A un’amica che aspettiamo

una giovin donna affascinante,

occhi neri, gesti irruenti,

e una gran sensibilità.

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Pillole del Diario di (fuori)bordo

ci sono tanti modi per ricordare un’esperienza. Io ho voluto salutare la Scuola del viaggio, edizione 2012 svoltasi a MAtera, nel modo più semplice e didascalico che mi veniva. (le foto sono tratte dai vari album dei partecipanti) Continua a leggere

QUANDO E’ TROPPO E’ TROPPO

di

Sergio Fadini

 

Piazzale desolato della stazione.

Il caldo afoso la fa da padrone.

Aspetto il bus che prima o poi passerà.

Il mare a pochi chilometri.

Gli africani hanno già fatto il pieno d’acqua alla fontanina e sono spariti nelle campagne.

Si avvicina con molta grazia una creatura diafana, anche lei assetata.

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Essere turista è un diritto?

L’ennesimo rapimento di turisti in viaggio in qualche angolo di mondo, fermo restando l’auspicio che anche questa vicenda si risolva per il meglio, mi cagiona due riflessioni che vanno oltre il caso in sé, che utilizzo quindi come pretesto. La prima riguarda la pretesa di ritenere il turismo un diritto inalienabile che va garantito e supportato da parte di tutti gli Stati. L’altra riguarda il confine fra leggi, responsabilità del turista e dell’operatore turistico, reazioni delle comunità locali.

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