Cartolina da Melfi

Come descrivere Melfi con una foto? Ho scelto il castello di Federico II nascosto da un albero perché questa è l’impressione che mi lascia questo luogo: una destinazione di grande fascino ma che preferisce nascondersi agli occhi dei forestieri.

Sì perché Melfi è segnata dal legame con lo Stupor Mundi, non certo un personaggio secondario. Qui vennero proclamate le costituzioni del Regno delle Sicilie. Ma nel suo castello si è preferito fare uno dei tanti musei archeologici.

Eppure io adoro Melfi, vengo qua a scrivere ogni volta che posso, all’ombra del Vulture, nella quiete di un ex convento oggi ostello, passeggiando la mattina presto nei vicoli del centro per ispirarmi.

Di Federico II troviamo giusto qualche cartello in giro per il centro storico, niente di indimenticabile, diciamocelo. Lo Stupor mundi meriterebbe ben altra considerazione (e non mi riferisco alla falconeria) ma sembra non interessare a nessuno.

Non solo: Melfi ha dato i natali al grande Francesco Saverio Nitti, a Pasquale Festa Campanile e ad altri personaggi magari minori che però potrebbero essere meglio valorizzati. Ma a parte qualche targa in cui puoi incocciare per caso strada facendo, non c’è nulla che permetta a un forestiero di apprezzare tutto ciò, Melfi va avanti per i fatti suoi, il che potrebbe essere anche un buon segno, come dico sempre se una località snobba le potenzialità turistiche che ha vuol dire che si vive bene, che i ragazzi trovano lavoro, che insomma stravolgere una quotidianità che funziona non ha poi tanto senso.

Eppure a Melfi ci si lamenta che i ragazzi se ne vanno a cercare fortuna altrove, e allora i conti non tornano.

Passi un centro storico che in quanto molto abitato è pieno d’auto ovunque, sempre meglio che disabitato e senz’anima.

Passi che non ci sia un cartello che indichi dove si trovi lo splendido palazzo Pastore, la porta Calcinaia o qualsiasi altro sito interessante agli occhi di un forestiero, per fortuna quando i turisti sono pochi gli autoctoni danno volentieri informazioni e ti accompagnano pure.

Sorvolo sul gestore di uno dei bar del centro che propina in italiano le sue idee politiche filoputiniane a turisti stranieri che non parlano italiano, arriveranno altri più capaci di lui, prima o poi. Ma intanto alcuni bar che avevano un’offerta discreta hanno chiuso negli ultimi anni.

Pure sul cibo si potrebbe eccepire qualcosa, ma per fortuna ci sono un paio di sane eccezioni che salvano la situazione e permettono di uscire soddisfatti per il rapporto qualità prezzo.

Ma è incredibile che non ci sia nessun sito da vedere che ricordi alcunchè, tecnologico o meno che sia. Gli eventi hanno una scarsa replicabilità, i siti sono visitabili tutto l’anno. Se i turisti invece di dormire a Melfi per poi doversi continuamente spostare per vedere siti interessanti altrove, avessero anche qualcosa da fare in loco, non sarebbe certo male. Per loro e per gli operatori locali.

Nascondersi dietro al fatto che gli altri non fanno nulla, che gli amministratori non sostengono a dovere, che tutti criticano le idee altrui, che non riesce a fare rete, non regge. Se c’è una cosa bella del turismo è che se uno ha una bella idea, la porta avanti e la sa narrare, poi i risultati arrivano. Magari qualcosa di simbolico, di nicchia, ma non c’è apatia locale che possa fermare una buona idea e la passione.

Ci sono anche buone notizie. Ho trovato un nuovo locale di degustazioni di vini e prodotti tipici della zona, gestito da giovani preparati e appassionati. Figli di un bando comunale, ben venga.

Il caso mi fa ha poi fatto conoscere un poeta tabaccaio che mi ha narrato tante perle, fra cui la leggenda di Ronca Battista; ho fatto due chiacchiere con una biocontadina vanto di questa terra lavica, puro magma; ho ascoltato i buoni propositi del vulcanico gestore dell’ostello, con un bar letterario che spero apra quanto prima. Insomma a Melfi qualcosa si muove.

Già mi immagino fra pochi anni una situazione molto più vivace, con turisti da tutta Europa che vengono apposta a Melfi perché meta turistica affermata ma non banale, capace di narrare in varie forme e di valorizzare tutto ciò di cui dispone, dove cittadinanza e turismo non si intralcino a vicenda.

Per farlo bisogna formare e sperare nelle nuove generazioni, alcuni dei quali ho visto all’opera e fanno ben sperare; oltre a facilitare il rientro o almeno la voglia di investire di chi ha cercato fortuna altrove.

Comunque io adoro questo posto, scrivere in un luogo così fortemente simbolico dà energia. Insomma Melfi può stupire, come l’intero territorio del Vulture. D’altronde se lo chiamavano stupor mundi e aveva scelto Melfi un motivo ci doveva pur essere.

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