
La sesta puntata del mio racconto (mica avete fretta?) affronta la seconda parte del 2018. Un periodo difficile, perché se da un lato stavamo lavorando dando il massimo, dall’altro alcuni nodi irrisolti nel rapporto fra noi project leaders e fondazione venivano al pettine.
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PRIMA SECONDA TERZA QUARTA QUINTA
Ci eravamo lasciati al festival N Stories. Davvero un bel crash test. Con importanti notazioni su cosa andava migliorato, a iniziare dal Vagaplay che pur centrando l’obiettivo di essere un urban game itinerante dedicato al turismo responsabile, necessitava di alcune semplificazioni.



In generale per essere uno dei progetti meno finanziati (per nostra scelta, siamo una piccola realtà) potevamo dirci ben soddisfatti. E non solo perché alle serate è venuta tanta gente, ma anche per la qualità di cosa abbiamo messo in campo, per l’armonia interna e fra i partner, per la capacità di essere accoglienti che non è sempre una cosa scontata, sì ok siamo al sud ma non tutti hanno lo stesso carattere.
In estate ci siamo concentrati sulla produzione dell’urban game di punta dell’intero progetto: Penombra. Le riunioni creative si sono succedute e ognuno ha dato il suo contributo. Riunioni prevalentemente al bar per combattere la calura. L’impostazione che ho dato al progetto è stata chiara. Il resto è venuto da sé, grazie al contributo creativo di Giovanni Calia, Lucrezia Stella, Pino Frega, Marco Bileddo, Francesco Grieco.



Ma al contempo stavamo anche per buttare la spugna. Troppe incognite, troppe risposte inevase, troppa improvvisazione da parte della fondazione. Il processo di co-creazione è stato un po’ come il fare da cavie. La nostra ricompensa erano i soldi per fare l’evento, se non gettavamo la spugna prima.
La decisione fu difficile, ma alla fine la prendemmo: si provava ad andare avanti. Consci che viste le premesse sarebbe stato un nvigare in un oceano in tempesta con una barchetta. Ci siamo affidati alle uniche due persone capaci e competenti presenti nella nostra odissea: la manager culturale Ariane Bieou e il nostro project manager Alessandro Ottenga. Oltre a saper di poter contare sui consigli concreti di Ida Leone.
C’era anche un altro punto di riferimento fino a quel momento: il MAF Giuseppe Romaniello. Ma pochi mesi dopo ha lasciato la Fondazione e da allora non abbiamo più avuto notizie per mesi di tanti aspetti legati a questioni amministrative, lasciati decisamente appesi.
Una volta presa la decisione, ci siamo comunque concentrati e abbiamo lavorato tutti con molta professionalità per Penombra. anche perché lo stop è durato più di un mese e dovevamo correre per recuperare il tempo perduto


Qui hanno fatto il loro esordio ufficiale nel progetto anche gli amici della compagnia teatrale Fatti d’Arte di Bitonto, che avevo conosciuto l’anno precedente durante un work shop sul turismo e ne avevo apprezzato il modo di lavorare.
Il test è andato molto bene e ci siamo detti: ok dai, nonostante tutto, ce la faremo a presentarci pronti all’appuntamento tanto atteso, quello del giugno 2019.
Anche perché intanto la tregua in città durava, ma vi assicuro che tutto il progresso mi aveva spossato. Non me ne fregava più molto di Matera 2019, volevo solo chiudere nel miglior modo possibile le nostre attività progettuali.